Gli Iceage, i coltelli e il KKK

Gli Iceage compaiono nel 2011 in un turbinio di ferocia e di inni all’incrocio tra il farvi fare breakdance in ufficio e prendere a pugni in faccia i vostri colleghi e l’ispirarvi a comprare una copia di Kiss Me, Kiss Me, Kiss Me e diventare introspettivi e sdolcinati. Sono un po’ i Joy Division con Ian MacKaye al posto di Ian Curtis e Bernard Sumner che distrugge la sua collezione di sintetizzatori.

Il loro primo album, New Brigade, è stato prodotto all’inizio in sole 500 copie per la scena danese, ma ha velocemente guadagnato ovazioni e riconoscimenti in tutto il mondo. Da allora questi ragazzi hanno conquistato la scena con un tour internazionale e un secondo album, You’re Nothing, in cui si sono allontanati dai tradizionali legami con l’hardcore e hanno strizzato l’occhio alle ballate italiane anni Sessanta.

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Tuttavia, nonostante il successo musicale, sono perseguitati da continue critiche e controversie, molte incentrate sul presunto utilizzo da parte del gruppo di un’estetica fascista—a fare da miccia alle accuse, l’ossessione per le rune e un video in cui indossano cappucci alla KKK. Intendiamoci, è il tipo di provocazione che molti altri gruppi punk hanno utilizzato e deve essere assolutamente chiaro che c’è una bella differenza tra l’appropriarsi dell’estetica fascista e l’essere realmente un bigotto violento con gli anfibi ai piedi.

Un’altra cosa che li ha fatti finire nei guai è stata quando si sono messi a vendere coltelli col loro logo come merchandise ai concerti, che non è la cosa più saggia e responsabile da fare. Ma, seduto con Johan Surrballe Wieth e Jakob Tvilling Pless—rispettivamente chitarrista e bassista del gruppo—è per me divenuto chiaro che non sono né manipolatori mediatici, né adepti della supremazia ariana, ma solo un gruppo di talentuosi, giovani musicisti, con un finissimo orecchio musicale, che non vedono la necessità di imbarcarsi in una grande riflessione auto-critica.

“Ecstasy” brano tratto dal nuovo album degli Iceage, You’re Nothing.

VICE: Come avete realizzato il nuovo album? Com’è stato il processo di scrittura e registrazione?
Jakob Tvilling Pless:
È stato lungo.
Johan Surrballe Wieth: Abbiamo iniziato a scrivere giusto un paio di giorni dopo aver finito di incidere il primo album, e abbiamo continuato fino al giorno prima che iniziassimo a registrare il secondo. 

Il vostro modo di incidere è cambiato, o vi sentite in qualche modo cresciuti?
Jakob:
Cresciuti, nel senso che penso sappiamo tutti molto di più come vogliamo che sia la nostra musica.
Johan: E ci siamo impegnati molto di più. Non saprei come spiegarlo, ma eravamo più concentrati nel “farlo bene”. In un certo senso siamo più maturi.

Vi sembra di avere avuto delle influenze nuove o diverse?
Johan:
Sono diventate più ampie.
Jakob: Sì.
Johan: Non ascoltiamo solo una cosa—spaziamo molto.
Jakob: Nel viaggio in macchina per venire qui abbiamo ascoltato principalmente rock classico e musica elettronica, un po’ di country e altra roba.
Johan: E un pochino di hip hop.

La vostra musica è spesso descritta come post-punk—ci sono dei gruppi post-punk che vi hanno ispirato in particolare?
Johan:
Penso che ci siamo allontanati da tutte le cose tradizionalmente post-punk. Lo ascolto ancora, ma non è il genere da cui traggo l’ispirazione per scrivere la mia musica.

Com’è lo stato della scena punk in Danimarca, la vostra patria? L’attenzione alla scena è aumentata in seguito al vostro successo?
Jakob:
C’è molta più attenzione sul nostro gruppo di amici, sì.
Johan: Sì, e loro apprezzano le attenzioni, ma le band non ne hanno bisogno per fare ciò che vogliono. Lo possono fare indipendentemente dalle attenzioni
.


Un coltello degli Iceage.

E com’è andata esattamente con i coltelli che vendevate?
Johan:
 [Ride] È fantastico che questi coltelli siano diventati un affare così folle e gigantesco. È stata solo l’idea di alcuni amici negli Stati Uniti, che hanno pensato che sarebbe stato uno strano tipo di merchandise. E noi abbiamo pensato, “Sì, sarebbe divertente.”

Non eravate preoccupati che qualcuno potesse finire pugnalato o che potesse accadere un incidente?
Johan: Sì, ma se qualcuno accoltellasse un altro non credo che lo farebbe volendo deliberatamente attaccarlo. Nessuno pugnalerà nessuno con un coltello degli Iceage.
Jakob: Oltretutto questi coltelli sono davvero piccoli. Se volessi pugnalare qualcuno, probabilmente userei un altro coltello.
Johan: Voglio dire, puoi certamente accoltellarci qualcuno, ma non è che non puoi trovare dei coltelli da altre parti.

Ma non vi preoccupa di essere associati alle armi?
Johan:
Ma, non lo considererei proprio un’arma. Non saprei—posso capire chi dice che sia stupido farlo; posso capire che sia, in un certo senso, davvero idiota. Ma non ne abbiamo venduti molti in realtà, e non ne abbiamo prodotti molti.

Supponiamo che qualcuno venisse accoltellato, anche se avete fede che il vostro pubblico non lo farebbe mai, non ammettereste che è rischioso?
Johan:
Sì, sì, ma poi direi anche che qualsiasi nostro fan potrebbe prendere un altro coltello che non ha il nostro logo stampato sul manico e accoltellare qualcuno. Ti stai riferendo alla possibilità che qualcuno compri uno dei nostri coltelli e che solo per questo, all’improvviso, pugnalare qualcuno diventi una buona idea?

Dico che ipoteticamente potrebbe accadere. Ci sono concerti in cui la gente viene accoltellata. C’è stato un concerto degli Swedish House Mafia in cui sono state pugnalate tre persone. Dico solo che è una possibilità.
Johan:
Certo, è vero. Però non penso che vendere coltelli motivi le persone a pugnalarne altre. Penso che molte altre cose motivino le persone ad accoltellarsi.

Le leggi in Danimarca sul possesso di coltelli sono molto rigide?
Johan:
Non li vendiamo, in Danimarca.

È parte del vostro fascino?
Johan:
Penso che tu ti stia concentrando troppo su questi coltelli. Lo abbiamo fatto solo perché ci sembrava una cosa stupida da fare. Non ha niente a che fare col fascino, credo.

Penso solo che varrebbe la pena riflettere su queste cose.
Jakob:
Non ci abbiamo riflettuto molto. Il nostro amico ha detto, “Ehi, volete che faccia questi coltelli per voi?” E noi, “Sì, è una grande idea.” Voglio dire, se qualcuno decide di pugnalare qualcun altro, è una persona completamente scema e non è colpa del coltello.
Johan: Sono le persone a essere pericolose.

Questa è una buona argomentazione. Vi piace provocare le persone?
Johan: Mi piace tirare fuori le emozioni dalle persone, ma non sento la necessità di provocare qualcuno per offenderlo o farlo sentire mortificato o arrabbiato. Mi piace far provare qualcosa alla gente, ma non necessariamente qualcosa di brutto. La felicità va altrettanto bene.

Siete interessati alla politica?
Jakob:
No.

Avete qualche particolare opinione politica?
Johan:
Be’, mi considero uno di sinistra, nella mia vita privata. Ma non ha niente a che vedere con la musica.

Potreste prendere in considerazione di esprimere principi politici nella vostra musica?
Johan:
No, mai.

Cosa ne dite delle accuse secondo cui voi, come band, flirtate con l’immaginario di destra?
Johan:
Direi che è ridicolo. E, se tutto va bene, potremmo lasciarci alle spalle queste accuse con il nuovo disco.

Non sto dicendo che siate di destra o fascisti, ma capite che alcuni dei vostri immaginari possono essere interpretati come di destra?
Johan:
Dimmene uno.

“New Brigade”.

Nel video di “New Brigade” indossate cappucci appuntiti e date fuoco a delle cose, e questo non può che ricordare il Ku Klux Klan. Non vi sto giudicando, dico semplicemente che potrebbe essere una scelta artistica.
Jakob:
 Non era stata pensata in quel modo.
Johan: Era solo per il gusto di somigliare a un cartone animato. Non volevamo offendere qualcuno o somigliare al KKK o a qualsiasi associazione razzista.
Jakob: È più tipo “ehi, siamo dei coglioni vogliamo andare al parco a dar fuoco alle cose”.
Johan: Non vuol dire assolutamente niente, sai? Sono solo immagini di cose stupide, accostate da noi.

Ma potreste concedermi che tutte le immagini hanno una sorta di significato.
Johan:
Dici?

Direi. Non per dire che siate di destra, ma un sacco di altre band hanno usato lo stesso immaginario. Mi chiedevo solamente se quella di esplorare quest’estetica fosse stata una scelta consapevole.
Jakob:
Se le persone hanno l’impressione che siamo di destra, è davvero spiacevole.
Johan: È interessante quello che dici sui simboli che racchiudono grandi significati, ed è strano come persone diverse abbiano interpretazioni diverse delle cose. Penso sia importante togliere questo potere ai simboli.
Jakob: Oltretutto, non voglio dover spiegare che non sono di destra. Se le persone sostengono che sono un nazi, allora sono loro che stanno giudicando me.

Non riuscite a vedere che potrebbe essere ambiguo? Per esempio, sembra che ci fossero dei fan che facevano il saluto nazista ai vostri concerti. 
Jakob:
No, questo non è vero.
Johan: Un tizio che conosciamo l’ha fatto e non è un nazista. È …

Un coglione?
Johan:
No, il gentiluomo a cui ti stai riferendo è un alcolizzato ed è gentile, ma è un uomo triste. Non è un nazista, non è di destra, è solo un idiota. È sempre ubriaco. Non dovrebbe fare cose del genere.
Jakob: Ma non stavamo suonando quando l’ha fatto, è solo accaduto la stessa notte.

Per quanto tempo pensate che andrete avanti?
Johan:
È davvero difficile da dire. Finché non sarà più divertente.

Per ora è ancora divertente?
Jakob:
Sì, certo, se no non saremmo qui.

Chi sono gli Iceage?
Johan:
Sono quattro amici che fanno musica.
Jakob: Sono amici che se la vogliono godere.
Johan: Per un sacco di tempo.

Fico. Grazie ragazzi.