tiktok-live-vice-italia
Immagine dell'autore.
Cultura

Ho passato 8 ore di seguito a guardare live di TikTok

Tra uova da sgusciare con le pinze e camionisti esuberanti, TikTok Live è forse 'la cosa' che oggi devi conoscere.

Questo articolo è una versione accorciata di una puntata di “zio”, la newsletter curata da Vincenzo Marino sui consumi culturali e i trend digitali della generazione Z. Puoi iscriverti alla newsletter cliccando qui.

Negli ultimi tempi, il concetto di “live streaming” sta diventando incredibilmente comune: è sempre più presente nell’immaginario collettivo, e ha cominciato a produrre qua e là delle piccole pillole di cultura popolare.

Pubblicità

Pensiamo a fenomeni come la “Bobo TV,” tanto mainstream da ispirare celebri meme (lo “chapeau” di Cassano, per dirne uno), da finire negli spot o da conquistare la serata RaiUno, dove si è paradossalmente arrivati a simulare in televisione una specie di diretta internet. 

I social network sono morti

Pensiamo poi al ritorno della Gialappas’s su Twitch per i mondiali, o ancora alla crescita di decine di streamer (da Dario Moccia a Tumblurr, da Pow3r a Grenbaud) oggi testimonial di brand internazionali e accolti da migliaia di ragazzi festanti nelle sale delle varie games week d’Italia.

Ecco: all’interno di questo mondo in costante crescita, Twitch e YouTube sono state per anni Le Piattaforme dove le cose accadono in diretta. Da qualche mese, tuttavia, anche TikTok avrebbe cominciato a muoversi nella stessa direzione, tanto che già oggi un utente di streaming su cinque preferirebbe guardarle dal social di proprietà cinese. E nel 62 percento dei casi, persino con cadenza quotidiana. 

Pubblicità

È così che, girovagando tra trend stagionali, video su mindset e motivazione, meritori appelli alla body positivity e balletti vari, sulla piattaforma hanno cominciato ad apparire anche le prime dirette: è TikTok Live, un servizio che ti permette di andare in streaming (se hai più di 18 anni e 1000 follower) e di guardare le trasmissioni altrui. Dei tuoi amici, ma soprattutto di altri utenti random.

Potrai intercettarle tra una clip e l’altra nei “Per Te”, dove in genere ti vengono proposti i contenuti apparentemente casuali che l’algoritmo ritiene ti interessino. Nei “Seguiti”, o ancora schiacciando sull’apposito tasto “Live” in alto a sinistra—trovandoti davanti a una girandola di dirette del tutto imprevedibili, da scrollare una dopo l’altra.

È come se al classico meccanismo di TikTok, definito da Allegra Rosenberg sulla newsletter Garbage Daily una “slot machine dei contenuti”, andasse ad aggiungersi—con la sua porzione live—anche una specie lotteria dell’intrattenimento, in cui ogni numero estratto è un occhio gigante sulla vita in diretta di una persona a caso. Con l’unica differenza che è l’osservato stesso a tenere le palpebre ben aperte e lo sguardo orientato su di lui.

Pubblicità

In una veloce sessione di TikTok Live potrà quindi capitarti di beccare l’anziano che guarda fisso in camera mentre ricambia con estrema cortesia i saluti di tutti, o il ragazzo che commenta i dischi appena usciti. Il dj set del 50enne esaltato dalla buona musica di un tempo, o gli autisti di tir che filmano il loro percorso lungo le autostrade italiane.

Affascinato da questa macchina e dai suoi meccanismi, ho deciso dunque di farmi un giro nelle live di TikTok per otto ore di seguito: ho guardato tutte le dirette che mi venivano proposte dalle 16 circa alla mezzanotte di una giornata qualsiasi, per provare a capire un po’ di più di questo mondo prima che diventi tanto mainstream da prendersi tutti i prime time televisivi possibili.

Ore 16

Premessa: so bene che tutto ciò che mi capiterà davanti durante questa ricerca sarà inevitabilmente influenzato dal mio utilizzo della piattaforma, e che in alcun modo la sequenza che andrò a descrivere potrà essere rappresentativa di qualcosa. Questa, comunque, è la vita che ho deciso di vivere. E questo, alla fine, è il resoconto della mia inutile maratona.

Aperta la sezione “Live” attorno alle 16, la prima stream che incontro è quella del cosiddetto “Bar di TikTok”, un’immagine statica dai colori fluo su cui appaiono un bancone e un’esortazione: “Sei nel ‘Bar di TikTok’! Rilassati, pubblica un messaggio per chi verrà dopo di te, e lascia una rosa alla barista!”.

Pubblicità

Le rose, insieme ai diamanti e agli altri regali disponibili, sono una specie di valuta virtuale che si usa per fare donazioni durante le dirette: il costo va da qualche centesimo a decine di euro, e il loro ricavato andrà in parte al creator che li riceve, in parte alla piattaforma. Nei commenti scorrono “saluti da Treviso” e “ciao da Fernando”. Forse per l’ora, forse per il giorno, il “Bar di TikTok” sembra però poco frequentato. Mi rilasso come prescritto, e seguo le rare discussioni in chat.

Dopo il bancone fluo e mezzo spopolato, con la seconda live cambio insospettabilmente genere. Stavolta abbiamo un uovo quasi sodo in mano a un uomo con dei guanti in lattice, una specie di classico del settore: la sua missione è sgusciarlo pian piano, millimetro dopo millimetro, con una pinzetta, una lima e dei movimenti precisissimi. I like sono quasi 17mila, a guardare siamo in più di 200.

Il suono dei gusci frammentati, e la vista della rimozione dei pezzi residui dal corpo liscio dell’uovo, rendono lo spettacolo un’esperienza potenzialmente appagante alla vista e all’udito, che lo sgusciatore va a completare dando il benvenuto sottovoce a chiunque si connetta alla streaming, ricreando un effetto sonoro tipicamente ASMR.

Pubblicità

Guardo una pinza esfoliare pezzi di guscio, e comincio inevitabilmente a chiedermi come si sia potuta ricreare questa esatta situazione: quella in cui c’è chi ha allestito un intero broadcast per rendere pubblica la denudazione di un uovo sodo, e chi—come me—assiste muto e annota tutto manco fosse una conferenza stampa. 

Provo a rispondermi che alla fine è del tutto naturale, quasi ovvio, che qualcuno abbia potuto sentirsi autorizzato a fare di un’attività del genere una sorta di show: specie da quando abbiamo compreso che il semplice dormire in live, o pubblicare costantemente lo stesso video con una capra, rappresentano delle forme di intrattenimento.

Da quando abbiamo stabilito che qualsiasi cosa riducibile a contenuto può essere monetizzabile—come le nostre chiacchiere nelle decine di podcast che nascono ogni giorno, o i disarmanti tutorial che intasano TikTok con ricette elementari a base di panini col prosciutto. Da quando abbiamo capito, banalmente, che tutto è content.

Pubblicità

Passo a una nuova live, ed è del tutto sorprendente. Lo schermo è rosso sangue, una scritta dice “Fammi domande sulla Bibbia”. In alto, in foto, c’è un uomo sulla sessantina sorridente e con gli occhiali da vista. Si fa chiamare L’apoligista, e ne sentiamo le parole mentre recita i versi delle Scritture. 

“No, Martino, la Chiesa non nasconde segreti” risponde alle domande che continuano ad arrivare con ostinazione. Come se fosse l’effettivo depositario di misteri millenari, e i suoi spettatori volessero approfittare della sua disponibilità per trovare qualche risposta ancestrale.

“Perché Dio non mi dà ciò di cui ho bisogno?”, “Se credi in Dio e bestemmi vai all’inferno?”, “Perché se nel Levitico c’è scritto chiaramente di non mangiare maiale, i cristiani lo mangiano?”, gli chiedono provocatoriamente. Lui abbozza, e fa per spiegare i motivi per cui trova ragionevole credere in Dio. Qualcuno domanda dell’esistenza degli unicorni.

Ore 17.00

Tra i consigli di TikTok per una live di successo c’è “Location, location, location!”: offrire uno spaccato inedito ed esclusivo ai propri spettatori, trasmettendo in diretta da un posto unico e impensabile. Forse è per questo che la stream di Walter, una decina di minuti dopo, è così tanto popolata rispetto alle altre.

In diretta da quello sembra essere un appartamento vuoto, in costruzione e molto molto freddo, Walter legge i commenti, s’aggiusta il cappello di lana, e risponde a domande in cui gli si chiede di tutto: dalle serie tv preferite, ai suggerimenti per i lavori in casa. Dietro di lui un uomo sopra i cinquanta sta cementando un muro fatto di mattoni a vista.

Pubblicità

“Io non so fare proprio nulla, tesoro” si giustifica rispondendo a chi gli chiede consigli tecnici. Guardo la diretta per almeno un quarto d’ora, e non riesco a spiegarmi né il suo ruolo in quella stanza, né l’invincibile urgenza che lo ha spinto ad andare in streaming da un cantiere mentre qualcuno dietro di lui sta lavorando.

Superati agilmente un paio di ragazzi che guardano silenziosi in camera, trovo alla fine Anna: ha 18 anni, sta studiando, e al lato un cartello ricavato da una pagina strappata dice “Prossima pausa alle 17.30”. Scrive su un quaderno, e il rumore della penna che lascia la sua scia sulla carta è l’unico intrattenimento della diretta.

Ogni tanto alza la testa e legge i commenti. “Io non ce la faccio più di studiare, ve lo giuro. Sono piena!”. Riprende a scrivere, e talvolta ringrazia e saluta come da prassi. C’è chi chiede se può essere d’aiuto, chi vuole sapere cosa stia studiando. “Psicologia generale... È il mio primo esame universitario”. In live siamo più o meno una decina: in dieci, a guardare questa ragazza che ripete le funzioni cognitive ad alta voce e sistema i capelli in una coda.

Mi muovo oltre, e l’impiegato di un negozio di elettronica saluta prontamente il mio ingresso in diretta, leggendo il mio nome dal commento automatico che appare non appena si accede a una live: “Sei un grande davvero, Vincenzo!”. Incasso il complimento, e decido di ascoltare con lui la “musica da discoteca migliore di sempre”: un pezzo degli anni Novanta ormai passato di moda, perché “purtroppo tutto ha un inizio e tutto ha una fine,” dice. 

Pubblicità

Gli chiedo in cosa consista questa live, ma preferisce cantare. Scopro poco dopo che non succede niente: non succederà niente per una ventina di minuti. Non succede quasi mai niente in queste dirette, e forse è proprio il punto: è intrattenimento casuale offerto con quello che si ha, e non con quello che si può.

L’uomo ci spiega che ha cambiato alimentazione, guarda in camera e sorride onesto, senza idee: “Tutto qua”.

Ore 18.30

Dopo aver trascorso un buon quarto d’ora seguendo i tarocchi di una signora veneta, incappo in una live trasmessa dal cruscotto di un camion: una di quelle in cui la camera è orientata verso la strada, e quasi sembra d’esser seduti dal lato del passeggero a seguirne il percorso. Ce ne sono a decine ogni sera. 

Sono a bordo del tir di Giancarlo: un autista del Lazio che risponde ai commenti che gli arrivano, canticchia le canzoni che passano in radio, saluta e ringrazia per le donazioni ricevute—operazioni che risvegliano costantemente la mia ansia, e che non posso fare a meno di pensare essere almeno un po’ pericolose.

È tardo pomeriggio, e le strade sono ancora affollate. “Dice che non ci doveva stare il traffico stasera,” lamenta mentre s’incolonna pigramente dietro una delle tre file ingolfate. In questo momento, a seguirlo, siamo in pochissimi. E tra i commenti sulla viabilità e le valutazioni sul meteo, sembra quasi di essere effettivamente a bordo del tir di uno sconosciuto. Senza però l’obbligo di dover inventare qualcosa da dire per animare la conversazione. 

Pubblicità

Il segnale di Giancarlo comincia a dare problemi. Striscio il pollice sullo schermo, e dopo un altro autista di tir mi ritrovo lo schermo diviso in cinque: abbiamo due signore, una ragazza, un uomo che non si fa vedere, e un certo Angelo che si muove al ritmo di “Viva la mamma”. È l’unico che balla, e tutti lo guardano senza dire una parola. Penso istintivamente a David Lynch.

Finita la canzone, la conversazione stenta a decollare. Angelo ne fa partire un’altra per ricreare la magia, e stavolta Luca decide di seguirlo cantando sguaiatamente. Un paio di live più sotto Joe, con cappello da Blues Brothers, tiene in mano un foglio di carta. Una scritta fatta con un evidenziatore azzurro dice: “Fammi una domanda”. Gliela faccio.

Perché sei in live, gli chiedo. “Così, per cazzeggiare dopo una giornata di lavoro, intanto che aspetto delle persone. Invece di farmi intossicare dalle minchiate in televisione—s’incupisce di colpo—mi faccio intossicare dalle minchiate vostre”.

Ore 20.30

Luca mostra dei pantaloni e dice di essere un esperto di moda. Provo a fargli qualche domanda, approfittando del fatto che a guardarlo siamo rimasti in tre: gli chiedo perché sta in diretta, e mi dice che sta creando il suo personal branding, che “lo streetwear inglese mi appartiene”.

Mi sposto verso Anthony, altro autista di tir con una chat loquace e 570 “punti esultanza”. “Vincenzo!!” mi saluta subito con tono squillante senza che glielo chiedessi, e sentendomi quasi in colpa per averlo distratto. “Siamo in A14 direzione nord”. Gli mancano circa 47 minuti. 

Pubblicità

Sposta la camera del telefono e la orienta verso sé. Pizzetto appuntito e capelli cortissimi, comincia a ringraziare tutti inquadrando per bene il volto: nei commenti, un tripudio orgoglioso di “Uuu guardalo”, “Eccolo!”, “Guarda come viaggia Il Principe” e “Principe dove vaaii” affolla la chat, festosa per la concessione. Qualcuno chiede quando passa da Vicenza: “Da quelle parti ci vengo tra due settimane”.

Tra tutte le dirette a bordo di un camion, quella di Anthony—il cui soprannome, a questo punto, immagino essere Il Principe—è sicuramente la più ricca. Oltre al face reveal, ogni tanto dice qualcosa in un piccolo megafono sguainato all’improvviso, dando aggiornamenti sulla velocità di crociera. La musica in sottofondo è dance, e con questa detta i tempi dei saluti, caricando gli “Attenzione attenzioneee!” e i “Diamo un po’ di forzaaa!” con cui motiva se stesso e i suoi spettatori.

Con ritmo sapiente e senso dello spettacolo, Anthony sa sempre cosa suonare e quando abbassare il volume. Tira fuori un fischietto e fischia più forte che può: lo schermo si riempie di cuori, se ne accorge e suona festante il clacson per qualche lungo secondo. “Buonanotte a tutti! Ciao Cosimaaa! Ciao Annibaleee!”. 

Terminate le dieci ore di servizio, si ferma e allestisce una chiacchierata con altri camionisti—come spesso succede durante queste dirette. Parla con gli altri di viabilità, e si frega le mani come se stesse per introdurre l’argomento della vita: “Ma vi rendete conto…? Guardate questa banana!” spiega con la faccia furba, mentre mostra divertito un palloncino con la forma del frutto.

Pubblicità

Ore 22

L’analisi del mio comportamento deve aver evidentemente indotto la piattaforma a credere che m’interessi il mondo dei tarocchi, perché cominciano a capitarmi sempre più persone che dicono di poter leggere il futuro nelle carte. Ne conto almeno sei in pochi minuti.

Sibilla—per esempio—non si fa vedere in volto, lamenta il fatto che non le si dica “buonasera”, e mostra un cartello che recita “No donazioni, tratto solo la sfera sentimentale. Ascoltate prima di scrivere”. Connessi, insieme a me, sono altri 84: uovo sodo a parte, è una delle live più popolate della giornata.

Iris, in un’altra, parla invece con forte accento romano e legge delle carte con simboli e disegni che non ho mai visto. Nel tentativo di riaggiustare il tiro davanti all’occhio attento degli algoritmi, decido di interagire nelle chat di tutte le altre dirette che mi capitano, soffermandomi inutilmente ovunque possa per controbilanciare il peso dei tarocchi.

Mi vedo costretto ad assistere a live inutili e praticamente vuote, quasi fossi in chiamata con uno sconosciuto. Mi soffermo più in là, e lo schermo è di nuovo diviso in due: a sinistra, una ragazza dai capelli liscissimi. A destra, un uomo particolarmente muscoloso con la barba lunga e il ciuffo platino. Sono incorniciati da una grafica in stile videogame con un punteggio: è una specie di gara tra due diverse dirette in cui vince chi riceve più donazioni. 

Ognuno parla alla propria community, esortandola a fare “Tap tap tap tap!”—espressione che capisco essere entrata nel gergo di queste sfide come richiesta ai propri follower a fare squadra toccando i regali sullo schermo. Alla fine la ragazza vincerà 90 a 81: nessuno dei due ha fatto null’altro per diversi minuti, se non chiedere donazioni e dire “tap tap!”.

A cinque, infine, è la chiacchierata in diretta tra tre ragazzi e due ragazze che chiude la mia maratona—e che scopro dopo aver volutamente saltato lo show serale di “Astrologa Marta, Vista in TV: Rai-Mediaset-Sky”.

Mino, uomo dalla voce profonda e dal microfono professionale, gestisce la situazione con fare da speaker radiofonico. Insieme agli altri ospiti, ha l’incredibile capacità di non parlare di nulla: scherzano tutti spiegandosi battute che non capiscono, e comunicando a fatica con qualche secondo di ritardo causa trasmissioni lente.

È sempre lui che decide, accettandone o meno la richiesta, chi “far salire” nella diretta e chi no—usando quest’espressione quasi specialistica che scopro essere utilizzata in più di una live. 

La discussione si avviluppa attorno al fatto che una delle ragazze “salite” si chiama Pasqualina. Flavia, in basso a sinistra, guarda silenziosa come se non vedesse l’ora di andarsene: decido anch’io che è la mia ultima diretta, arrendendomi a una nuova vita, un nuovo algoritmo fatto di tarocchi e camion sulla A14.

Il giorno dopo, alle otto del mattino, Mino e gli altri quattro sono ancora in streaming. Sfiniti e soddisfatti, commentano appagati i numeri della nottata appena trascorsa. Si danno appuntamento alla prossima settimana, e si promettono di chiamare questo e quell’altro per organizzare un’intervista a un sessuologo: un nuovo content sta per arrivare.

Per leggere la cronaca completa, iscriviti alla newsletter zio. Le vecchie puntate si trovano sull’archivio.