Roma – Guerre tra fattoni

Il 2007 è l’anno dell’invettiva dei centri sociali della città eterna contro un genere musicale del Centro America fatto di ritmiche sincopate e insulti a tutto ciò che non ha i dread e non è a grave rischio tumore al cervello per via dei principi attivi dei cannabinoidi. Ma il problema non sono i dread o le canne- su quello sono d’accordo. Il problema è l’omofobia. In poche parole Roma è teatro di una battaglia aperta tra i fumatori di canne con i dreadlocks che fanno reggae, e che suonavano nei centri sociali fino a ieri; e i fumatori di canne con i dreadlocks nei centri sociali che solo oggi hanno deciso di leggere i testi della musica che promuovono da vent’anni.

In quella che immaginiamo come una maxi-orgia di compiacimento totale, gli organizzatori dei concerti di dancehall e reggae (fino a ieri) hanno concluso che ora è finalmente giunto il momento di rifiutare “il razzismo, l’omofobia, il fondamentalismo, la lesbofobia e il sessismo,” e che quindi 4 artisti di ragga giamaicani- Sizzla, Beenie Man, Elephant e Capleton- non dovrebbero più suonare a Roma.

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Altre fonti confermano che i centri sociali riuniti hanno minacciato che in caso di semaforo verde per le esibizioni dei rastafariani, si arrabbierebbero molto e andrebbero a sfilare in centro di martedì pomeriggio a spaccare uno o due McDonald’s, perdendosi così le altre attività importanti della loro vita, come le lezioni di bongo, le discussioni sul sindacalismo in Bolivia o l’apprezzamento dell’ultimo disco di Niccolò Fabi. In un’altra nota, hanno dichirato il loro rifiuto per “la cattiveria, il male e le cose brutte in generale.”