Avevo tredici anni quando i miei genitori mi lasciarono andare per la prima volta a un festival. Ancora non bevevo e mi vennero a prendere alle undici di sera. Non fu una grande esperienza, ma ai tempi mi sembrava una cosa incredibile. Mi ero preparata mesi prima, outfit e tutto. Ero andata a farmi tagliare i capelli portando una foto di Avril Lavigne al parrucchiere e avevo comprato una macchina fotografica digitale apposta. Ora ho venticinque anni e dopo essermi fatta la mia buona dose di festival posso dire che ne ho abbastanza.
Forse non mi piace davvero passare le mie estati in mezzo a gente sudata fatta di MDMA, forse mangio abbastanza patatine fritte nella vita normale da non doverle pagare l’ira di Dio da una bancarella, forse le mie aspettative si sono alzate troppo. O forse, semplicemente, sono già troppo vecchia?
Mia madre, che ha molti più anni sul groppone di me, riesce ancora a non farsi scattare il cinismo quando parliamo di musica. Sono tre anni che voleva andare al Tomorrowland, il più grande festival EDM d’Europa, e quando ha preso il biglietto ha passato tre settimane a fare stati su Facebook tutta presa bene. Mi rendo conto che sia assurdo che io, sua figlia, abbia la metà dei suoi anni e non abbia già più voglia di fare esperienze simili. Quindi, per lasciarmi ispirare, ci sono andata con lei.
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Il Tomorrowland è il festival dance più grande del mondo. L’anno scorso ci sono andati in quattrocentomila, da ogni parte del mondo, pagando un biglietto da centinaia di euro e investendone altri per aerei e alloggi. Questa devozione nasce forse dal fatto che più che un festival musicale il Tomorrowland sia una sorta di enorme parco giochi. Mia mamma non è il tipo da pomparsi Steve Aoki nelle casse, di solito ascolta musica classica e hit del passato, ma l’idea di abbandonarsi completamente all’esperienza del Tomorrowland l’aveva sempre incuriosita.
Quando abbiamo davvero deciso di andare assieme, quindi, è partita in quarta preparandosi un outfit per l’occasione. Come potete vedere dalla foto che mi ha mandato, la sua scelta è caduta su un cerchietto con delle palme e delle scarpe da trekking.
Dato che quest’anno il tema del festival era “The Story of Planaxis”, cioè qualcosa di vagamente marittimo, mamma ha pensato di interpretare il ruolo di una sirena con dei resti di palma tra i capelli. Le scarpe, invece, le ha scelte perché “non è così abituata a camminare sui piedi, a forza di usare la sua coda da pesce”. Ok.
Il giorno del festival mi sveglio con la morte nel cuore e un hangover clamoroso. Fa un caldo clamoroso e arrivare fino al festival sarà un’odissea. Nonostante questo, io e mia mamma ci facciamo forza a vicenda, convinte che sarà comunque un’esperienza da ricordare. Ed è questo, credo, che ci spinge a migrare ogni anno in enormi campi fangosi a guardare concerti: vogliamo stare assieme ai nostri amici e non perderci l’opportunità di creare dei bei ricordi. Tutto qua.
Dopo un viaggio in treno eterno, un pezzo in macchina e un altro pezzo a piedi arriviamo finalmente al festival, dove ci sta aspettando il suo fidanzato. Mia mamma si sente già spompata e si deve subito abituare a essere circondata da una mandria di tipi palestrati e tipe scosciate, tutti euforici e carichi. E mi rendo conto del perché: la musica tuona da casse montate su palchi impressionanti, il sole splende in mezzo a un cielo azzurro e siamo circondati da creature favolose che camminano su tacchi alti mezzo metro. In lontananza vedo degli enormi funghi luminosi e un drago che sputa fuoco. La prima reazione di mamma è quella di scappare, ma alla fine decide di arrendersi a quella che chiama “questa pazzia”.
Andiamo al palco principale, dove si sta esibendo Salvatore Ganacci, cioè il tizio che è diventato virale negli ultimi giorni dopo aver fatto il peggior DJ set della storia. Io sono genuinamente orripilata dai suoi balletti sul palco, mentre mia madre ci vede una certa bellezza. “Non mi piace la musica che sta mettendo, ma quando partono le voci e i cori cambia tutto”, dice. Inoltre apprezza il fatto che il “disc jockey” stia ballando, ma il suo momento preferito del concerto è quando tutto finisce e il palco viene occupato da degli acrobati travestiti da meduse e orche che si mettono a ballare mentre una voce fuori campo ci dice che dobbiamo tutti lavorare assieme per creare un mondo migliore. Vedo una lacrima sulla faccia di mamma: “È bellissimo. Ma dove trovi un festival con un messaggio del genere? Solo qua!”
Io annuisco per darle ragione e ci sediamo un attimo sull’erba. Come tutti, anche mia mamma è determinata a fare un sacco di foto. Quindi decide di farsi una foto mentre salta in braccio al suo fidanzato, proprio come stanno facendo i tizi svedesi iper-belli di fianco a noi. Fortunatamente a mia mamma non frega niente di nulla e il risultato, che potete vedere qua sotto, dimostra che ne è valsa la pena.
Ridendo, si alza e ci riprova. La foto viene bene, ma sfortunatamente non è che puoi andare al Tomorrowland e stare tutto il giorno seduta sul prato a bere birre. Secondo il programma che ci siamo date dobbiamo andare alla “Rave Cave”. Lungo la strada incontra un tizio vestito da alieno che la fa ridere un sacco e conosce “l’uomo più forte del mondo”, un body builder decisamente modesto, e si rende conto di voler diventare vegetariana passando davanti a un furgoncino che vende panini ed espone una mezza carcassa di maiale.
Devo dire che mamma mi sembra molto felice, come io non mi sento da anni quando vado ai festival. Ma non appena scende il sole le cose cambiano. La gente sta cominciando a essere palesemente ubriaca, l’effetto dell’MD comincia a vedersi e tutti migrano in massa verso il palco principale, dove dovremmo andare a sentire il DJ set di Alesso. In quel momento mamma entra in panico. Sembra che tutto il festival si sia improvvisamente spostato attorno a noi e lei non ha intenzione di stare lì in mezzo. Non vuole sentirsi obbligata a passare tre ore ad ascoltare “quella robaccia”. Ha quasi un attacco di claustrofobia e le viene paura di perderci in mezzo alla folla. E ha ragione, dato che perdere le persone con cui sei a un festival è una delle esperienze più brutte che possono succederti in eventi del genere. Quindi decidiamo di allontanarci dal palco e andare alla ruota panoramica che sta dall’altra parte del festival.
Mentre camminiamo passiamo accanto a un palco da cui sentiamo provenire un remix di “CoCo” di O.T. Genasis. Non c’è quasi nessuno a ballare, ma l’atmosfera è davvero bella. Mia mamma si rende conto di avere già sentito la canzone da qualche parte e subito si prende meglio: una cosa che sento anch’io. Sapere il testo di un pezzo iper-famoso e poterlo cantare è un momento di liberazione, la presa di coscienza che anche per noi c’è un posto in questo festival così grande da sembrare terrificante.
Mentre balliamo, mia madre si rende conto che tutta la musica che ha sentito oggi segue la stessa struttura. Tutto è piuttosto tranquillo, cresce piano piano, c’è un momento di silenzio e poi parte il drop. Vederla rendersi conto di come funziona l’EDM è emozionante per me, soprattutto quando si mette a saltare all’ennesimo WUB WUB WUB. A un certo punto dei ragazzi che stanno facendo un trenino ci passano accanto. Mia mamma si unisce a loro e un ragazzo si gira, la abbraccia e le dice “Sono incredibilmente felice che tu sia qui”. E poi scompare. Lei è felicissima, io le risparmio una spiegazione sugli effetti dell’MD.
Alla fine arriviamo alla ruota panoramica e ci godiamo la vista del festival completamente illuminato. È come una piccola città che osserviamo stanche ma soddisfatte. “La musica non mi dice niente, ma sono felicissima di essere in mezzo a tutta questa gente”, mi dice mamma. “Di solito non ti metti a parlare con gente a caso e non ti metteresti mai ad abbracciare persone che non conosci. Invece qua sono tutti tenerissimi”. Sì, mamma, è vero, le rispondo.
Mia mamma ha un’anima romantica per cui ha senso che il Tomorrowland sia un’esperienza particolare per lei. Per un giorno è entrata in un parco giochi per adulti in cui ha potuto immaginarsi in pace col mondo, ha avuto a che fare con persone che non chiamano la polizia quando qualcuno gli si avvicina per parlargli e si è divertita a mettersi a saltare con delle palme gonfiabili in testa.
Passare una giornata con lei mi ha fatto capire perché i festival non mi piacciono più, ma anche che dovrei dargli un’altra opportunità. Da qualche parte in mezzo alla nebbia dell’EDM, tra laser, droni, petti sudati, glitter e ideali forzati, mi sono quasi dimenticata di essere cinica. Magari la prossima volta comincerò di nuovo a prendermi male, ma nel frattempo sarà stato bello avere sentito anch’io un po’ del suo entusiasmo.
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Questo articolo è comparso originariamente su Noisey Olanda.