Mercoledì il governo della Colombia e il più grande gruppo ribelle del paese hanno trovato un accordo per un “cessate il fuoco definitivo.”
Sebbene non sia ancora stato raggiunto un accordo di pace permanente, l’annuncio di mercoledì è considerato dai colombiani alla stregua della fine del conflitto.
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La notizia – arrivata dall’Avana, Cuba, dove si svolgono i negoziati di pace tra il governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) – ha fatto arrivare l’hashtag #ElUltimoDiaDeLaGuerra (‘L’ultimo giorno di guerra’) tra i trending topic in Colombia nel giro di qualche minuto.
Ma nonostante siano perlopiù positivi, molti colombiani stanno precisando il motivo dell’entusiasmo per la fine imminente di un conflitto amaro e sanguinoso durato 52 anni, che ha anche coinvolto gruppi paramilitari di estrema destra sostenuti dallo stato.
“Quasi sette milioni di profughi, migliaia di morti e di mutilati,” si legge in un tweet diventato virale. “Come si fa a non essere felici per la fine della guerra?”
Il Presidente Juan Manuel Santos e il più importante comandante delle FARC Rodrigo Londoño (anche noto come Timochenko) dovrebbero firmare l’accordo per il cessate il fuoco giovedì 23 giugno a l’Avana. Sarà presente il Presidente cubano Raúl Castro, oltre alla Presidente cilena Michele Bachelet e al Presidente del Venezuela Nicolás Maduro. Dovrebbe presenziare anche il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon.
Nel frattempo, in una delle piazze centrali di Bogotá, la capitale della Colombia, sono stati allestiti dei grandi schermi per permettere ai cittadini di assistere alla cerimonia.
“È un mattone in un muro,” dice l’ingegnere Paola Beltrán dell’annuncio, che ha ricevuto una copertura ampia ed entusiasta da parte della stampa locale. “Il processo di pace non è perfetto, ma è un passo avanti.”
Il governo e le FARC hanno iniziato i negoziati di pace nel 2012 e sembravano sul punto di siglare un accordo già dalla fine dello scorso anno, anche se alcuni problemi sulla definizione degli ultimi dettagli hanno posticipato il termine ultimo per la firma dell’accordo.
Tuttavia, non tutti pensano che due firme su un pezzo di carta riusciranno a fare davvero la differenza sul campo.
“Non mi fido dei ribelli,” dice Édgar Rocha, venditore di smeraldi. “E anche il governo è pieno di banditi.”
César Rodríguez, commerciante, si è spinto anche oltre. “Non ci interessano le carte che saranno firmate a l’Avana,” dice. “Questa è solo una messa in scena per le persone all’estero. In Colombia, non cambierà nulla.”
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