Ogni anno da due decenni, Stati Uniti e Corea del Sud avviano esercitazioni militari congiunte. Un’abitudine che la Corea del Nord non sembra gradire particolarmente.
Nelle operazioni, che si sono tenute per l’ultima volta a marzo, viene sempre inclusa la simulazione di un attacco nord coreano. Pyongyang, dal canto suo, ha più volte sostenuto che queste esercitazioni non siano altro che una copertura di un piano per una futura invasione del Nord.
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Ogni anno, il regime risponde a questo ipotetico ‘affronto’ a suo modo: rilascia comunicati dai toni forti che accusano gli Stati Uniti, per esempio, di spingere la penisola coreana alla guerra, e ordina alle proprie forze armate di tenersi in allerta. Sia quest’anno che lo scorso, ha lanciato diversi missili in mare per lasciare un segno visibile della propria rabbia.
Ma la risposta del regime nord coreano è molto diversa da quella dei suoi cittadini.
Durante il mio mandato di ambasciatore britannico in Corea del Nord, ho assistito a tre di queste esercitazioni – dal 2006 al 2008 – e ho potuto osservare lo stesso schema ripetersi ogni volta. Il regime si assicura ogni volta che i diplomatici UE sappiano che non vi sono dubbi sulla slealtà degli Stati Uniti, e che il paese è pronto a rispondere a dovere, nel caso in ciu gli Stati Uniti e i loro alleati del Sud osassero mai tentare un’invasione.
Tuttavia, gli ambasciatori UE non vengono mai convocati in maniera ufficiale dal Ministro degli affari esteri per ricevere questo messaggio – questo creerebbe confusione riguardo la distinzione tra europei e americani, una separazione che la Corea del Nord ha sempre rigorosamente ribadito.
Tutto invece viene comunicato tra le righe, in modo sottile. I diplomatici nord coreani ci continuavano a ripetere la linea ufficiale adottata dal regime, spesso usando le stesse identiche parole di alcuni articoli del Rodong Sinmun, il giornale di partito. (La memorizzazione di testi è una parte importante per la sopravvivenza politica in Corea del nord.)
Le posizioni degli ordinari cittadini nord coreani erano però ben diverse, lo sapevo.
Alcuni dei loro padri erano ufficiali dell’esercito, e tutti avevano almeno un familiare nell’arma. (Il servizio militare obbligatorio, in Corea del Nord, può durare fino a 10 anni, a seconda di diversi fattori, e quasi ogni famiglia ha qualcuno che lavora nelle forze armate.) Come mi hanno detto queste persone, gli ufficiali nell’Esercito del popolo coreano (KPA) non erano particolarmente preoccupati che le esercitazioni potessero sfociare in un’invasione. Al contrario, erano molto più preoccupati delle proteste popolari del loro paese.
Uno dei miei amici, il cui padre era un ufficiale del KPA, mi diceva che le esercitazioni erano un momento terribile per la sua famiglia.
Perché si preoccupavano di dover entrare in azione, chiesi?
No, mi disse. Perché gli ufficiali dovevano lavorare tanto, ispezionando tutte le unità e controllando che fosse tutto pronto.
“Questo,” disse il mio amico sospirando, “fa sempre venire la sciatica a mio padre.”
I nord coreani con parenti arruolati come sottufficiali militari hanno detto che questi ultimi odiavano anche loro le esercitazioni congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud. Non perché temessero un’invasione, ma perché dovevano presentarsi a dei noiosi meeting straordinari nei quali ufficiali annoiati predicavano a lungo sulla malvagità del nemico e il bisogno di difendere “il cuore della rivoluzione” – un’espressione comune in Corea del Nord per indicare “Kim Jong-un.”
Ancora peggio, le esercitazioni significavano inevitabilmente compiti in più. Mangiandosi il già poco tempo libero dei soldati per doppi controlli e ispezioni sulle armi, oltre a esercitazioni aggiuntive da completare.
In foto: La Corea del Nord vista attraverso l’obiettivo di David Guttenfelder
Durante questo periodo di forte allerta, le comunicazioni tra i soldati e le loro famiglie – che possono essere precarie anche in situazioni normali – diventano quasi inesistenti. Un amico mi ha fatto notare che le esercitazioni del 2008 furono particolarmente pesanti perché erano cominciate due settimane in anticipo, rispetto agli anni precedenti. A fine marzo, in Corea, è quasi primavera, ma inizio mese può fare ancora molto freddo, e il mio amico ha raccontato che gli sfortunati soldati mandati di guardia sul confine tra le due Coree congelavano.
In altre parole, le preoccupazioni di chi non fa parte dell’élite non hanno niente a che vedere con una possibile invasione americana. Il nord coreano medio si preoccupa invece del benessere dei propri familiari nell’esercito. Forse, nelle prime esercitazioni degli anni Novanta, alcuni nord coreani credevano che un’invasione americana potesse essere imminente, ma questo pensiero era già scomparso ai tempi io cui ero a Pyongyang. Avendo vissuto diverse esercitazioni, e essendomi sentito dire ogni volta dal regime di prepararmi a un’invasione che non è mai avvenuta, ogni anno porta ai nord coreani soltanto la paura di un altro rito spiacevole.
I miei contatti speculavano sempre poco volentieri su quello che potessero pensare i leader di rango più alto (è un tema molto pericoloso da affrontare apertamente.) Ma è possibile che i leader credano davvero che l’invasione sia imminente. Sebbene i regolari cittadini nord coreani interagiscano con un gran numero di persone diverse nella loro vita quotidiana, l’élite del regime raramente si trova a parlare con qualcuno al di fuori della propria classe. Vivono in una società chiusa in cui dominano facilmente il pensiero di gruppo e la paranoia.
In più, la percezione di alcune minacce dipende dalle relazioni che la Corea del Nord ha con il resto del mondo. Negli anni, quando le relazioni tra Stati Uniti e Corea del Nord erano relativamente buone, con poche o addirittura nessuna provocazione o incidente, dubito che il regime credesse che la minaccia di invasione fosse reale.
Ma non quest’anno. Dopo il quarto test nucleare della Corea del Nord a gennaio, e il lancio di un satellite a febbraio – e il conseguente avvio di una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza, includendo nuove e pesanti sanzioni – le tensioni tra le due Coree, e tra il Nord e il resto del mondo, sono giunte a livelli senza precedenti.
I ranghi più alti del regime nord coreano saranno onestamente preoccupati che le esercitazioni del 2016 possano coprire un’operazione militare – specialmente perché a gennaio, gli ufficiali della difesa della Corea del Sud avevano riferito ai giornalisti che le esercitazioni di quest’anno avrebbero incluso una simulazione del concetto di “4D” – rilevare, difendere, interrompere e distruggere (detect, defend, disrupt e destroy, in inglese) l’inventario missilistico di Pyongyang. Il mondo deve aspettarsi una risposta ancora più severa del solito, da Pyongyang.
Quindi, dedicate un pensiero ai soldati nord coreani al freddo e al gelo.
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John Everard è stato parte del British Foreign and Commonwealth Office per 27 anni. Il suo ultimo incarico era quello di Ambasciatore nella Repubblica Popolare Democratica di Corea. È l’autore di Only Beautiful, Please, un resoconto della sua esperienza nel paese.
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