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È uscito un altro report su guerre e crisi climatica e ancora una volta: siamo nella m*rda

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Un pericoloso mix di conflitti internazionali, crisi climatica globale e mancanza di sforzi governativi per risolvere entrambe le cose potrebbe portare il mondo verso un’era di distruzione senza precedenti. Questo è il verdetto di un nuovo report compilato dall’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), un think tank europeo che si occupa di studiare conflitti e cooperazione internazionale e di individuare condizioni e azioni che possano portare a una pace stabile.

Il report è intitolato “Environment of Peace,” un titolo speranzoso che dissimula il reale messaggio del report, che è al contrario terrificante: i pericoli rappresentati da conflitti—ovvero, in questo contesto, le guerre tra governi o paesi—e crisi climatica sono interconnessi e stanno ufficialmente volgendo al peggio.

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“Il report dipinge un quadro vivido di crisi di sicurezza crescenti,” spiega un comunicato stampa relativo al documento. “Sottolinea come tra il 2010 e il 2020 il numero di conflitti armati di Stato sia quasi raddoppiato (passando da 30 a 56), così come il numero di morti causate da conflitti. Il numero di persone rifugiate e di persone costrette a migrare è a sua volta raddoppiato, raggiungendo gli 82,4 milioni. Nel 2020 il numero di testate nucleari operative è aumentato per la prima volta dopo anni di calo e nel 2021 le spese militari hanno superato i 2.000 miliardi per la prima volta nella storia.”

ll fattore di pericolo rappresentato dai conflitti globali si era ridimensionato drasticamente dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991. Come è scritto nel report, questa tendenza ha iniziato un processo di inversione nel 2010. Le morti dovute a conflitto sono in crescita a loro volta, e la guerra civile in Siria è tra le principali ragioni. Inoltre, guerre per procura, vecchie rivalità e nuove potenze rendono impossibile raggiungere uno stato di pace globale. “Anche prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il panorama geopolitico stava già diventando significativamente più fragile,” si legge nel report. “Uno degli elementi più preoccupanti sono le relazioni sempre più fredde tra Cina e diverse potenze occidentali, soprattutto gli Stati Uniti.”

La crisi climatica non fa che inasprire questi conflitti. Temperature medie più alte significano meno posti dove vivere, dunque maggiori flussi migratori, che portano spesso a conflitti, si legge nel report. Temperature e livelli del mare in aumento significano anche meno terra coltivabile, dunque meno cibo. Scarsità e insicurezza alimentare, unite ai flussi migratori, sono da sempre fattori scatenanti di conflitto.

Non stiamo parlando di qualcosa che succederà in un futuro lontano, stando al report, ma che sta già accadendo. Parti dell’India sono già inabitabili per via delle temperature in aumento. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta minacciando i rifornimenti di grano globali. L’Ucraina produce un terzo del grano di tutto il mondo e i raccolti di quest’anno sono seriamente compromessi dall’invasione in corso—e secondo alcune persone esperte, al mondo rimangono solo 10 settimane di questo alimento fondamentale.

“Il cambiamento climatico sta già condizionando la produzione alimentare su terra e quella relativa agli oceani,” si legge nel report. “Nei prossimi decenni, è prevista una riduzione della produttività delle grandi colture come mais, riso e grano e un aumento del rischio in contemporanea di cattivi raccolti nella maggior parte dei paesi produttori.”

La maggior parte dei governi nel mondo sono già consapevoli di cosa sta accadendo. Sono dieci anni che il Pentagono dà l’allarme per quanto riguarda l’insicurezza alimentare e i conflitti generati o inaspriti dalla crisi climatica. Ma i governi non sono disposti a implementare misure di cambiamento drastiche per evitare questi disastri. Il report del SIPRI definisce il problema come “governance deficit,” o “deficit amministrativo.”

“Per gran parte della storia umana, i rischi più seri sono stati quelli più diretti: la mancanza di risorse chiave, o la minaccia che un altro paese o un’altra comunità le avrebbe portate via,” si legge nel report. “Ora, molte di queste gravi minacce sono condivise. Le temperature in aumento, l’inquinamento da plastica negli oceani e la perdita di ecosistemi fondamentali come foreste e plankton, sono tutte cose che rappresentano rischi universali.”

In aggiunta alle guerre in senso fisico e letterale, il report parla anche di “guerre culturali,” come fattori che contribuiscono al circolo vizioso delle crisi umanitarie, dei fallimenti governativi e della crisi climatica sempre più rapida. Per esempio, la crisi data dalla pandemia di COVID-19 ha offerto un posto in prima fila al mondo per guardare come i governi gestiscono crisi condivise, e non è stato un bello spettacolo. “Alcuni leader hanno deliberatamente plasmato la loro risposta alla pandemia su retoriche populiste diametralmente opposte alla scienza, promuovendo disinformazione su false cure e storie dell’orrore sui vaccini, esponendo deliberatamente la popolazione a rischi molto più grandi del necessario,” si legge nel report. “Quello che è successo deve insegnarci qualcosa sulla sfida molto più dura data dal gestire e superare crisi ambientali e di sicurezza.”

Stando agli autori del report, l’obiettivo del SIPRI non è gettare nella disperazione le persone. È scuotere le figure politiche con la realtà nuda e cruda di dove ci troviamo ora. “Il nostro report per politici e legislatori va oltre il semplice mostrare che i problemi ambientali possono aumentare i rischi a scapito di pace e sicurezza. Questo è già noto. La nostra ricerca rivela la complessità e l’ampiezza di questa relazione, le molte forme che può prendere,” spiega in un comunicato stampa Dan Smith, direttore del SIPR e tra gli autori del report “Environment of Peace.” “E soprattutto, mostriamo cosa si può fare: come possiamo raggiungere pace e sicurezza in una nuova era di rischio.”

Il report conclude con una nota di speranza e alcune raccomandazioni. Essenzialmente, le nazioni del mondo devono unire le forze, investire in piani di resilienza, finanziare la pace e rendere chiari i rischi che comporta non lavorare su come eliminare conflitti e crisi climatica insieme. “L’umanità ha le conoscenze e le capacità per uscire dal problema in cui si trova ora,” si legge sul report. “Possiamo trarre speranza dagli esempi che alcuni governi, società civili, comunità locali e gruppi multinazionali stanno fornendo, gestendo con successo situazioni di pericolo. Bisogna imparare da loro, poi estendere le soluzioni.”