Música

Dieci canzoni rap di Natale

run-dmc-christmas

Questo Natale mi rode il culo. Nonostante la mia leggendaria fissa per questa festa, quasi non volevo fare l’albero né darmi ad alcun festeggiamento: non riesco a smettere di pensare a un branco di brutti italiani medi dalla cadaverica pelle bianca che si rimpinzano come maiali, mentre per strada ci stanno un sacco di poveracci. È il Natale del decreto sicurezza. “Sticazzi, devono morire” è il meraviglioso messaggio natalizio di chi ancora nel 2018 blatera di presepi.

Poi mi sono detto: invertiamo la tendenza. Via quel redneck di Gesù bambino, facciamo l’albero di natale e facciamolo nero, in segno di lutto per il ritorno dell’odioso razzismo ma anche e soprattutto in onore del black power.

Videos by VICE

Per questo ho preparato per voi una playlist di quello che è l’espressione più pura della cultura nera, ovvero l’hip hop, in salsa natalizia. Trattasi di una personalissima top ten di brani che metterò per la vigilia, quindi se vi sembra che manchi qualcosa non mi rompete il cazzo altrimenti Santa Claus vi porta il carbone.

Run DMC, “Christmas in Hollis”

Che meraviglia ascoltare le leggende dell’hip hop anni Ottanta raccontare un Natale nel Queens, con tanto di incontro ravvicinato con Babbo Natale, un Babbo Natale ovviamente nero, non quello della Coca Cola. Incisa nel 1987 per una compilation chiamata A Very Special Christmas, all’inizio i nostri si rifiutarono di incidere roba a tema natalizio. Poi improvvisamente, complice un campionamento da un brano di Clarence Carter del 1968, ai nostri si accese la lampadina e sfornarono un anthem leggendario con tanto di copertina “natività” di Keith Haring. Il testo è spassoso e narra dei Run DMC che s’imbattono nel portafogli di Babbo Natale smarrito durante le sue trasvolate con dentro un bel po’ di bigliettoni. Al che decidono di restituirglieli spedendoglieli via posta perché non sta bene rubare a Santa Claus, per poi scoprire che in realtà era un regalo per loro! Seguono scene di vita vera natalizia nel blocco. Non tutti si ricordano che nel 1987 vinse il premio come miglior video dell’anno secondo Rolling Stone, battendo addirittura il Micheal Jackson di “Bad”. Roba dura come il torrone, ragazzi.

Kurtis Blow, “Christmas Rappin”

Molti dei novellini che oggi ascoltano rap probabilmente non sanno che il primo pezzo hip hop ad essere pubblicato da una major fu proprio questa traccia di Kurtis Blow del 1979, il quale astutamente usò il tema natalizio come ariete per conquistare il mercato e dare vita al boom del rap. Il testo parla, in sintesi, del vero spirito del Natale che è un sentimento di solidarietà che nessuna banconota può comprare. Il brano è stato anche campionato da molti: per citare a caso, dai Beastie Boys per “Hold It Now, Hit It!“. Il brano originale, al contrario, non contiene campionamenti, ma parti veramente suonate in studio e pare che ogni Natale successivo abbia venduto un casino, tanto che dopo ben otto anni ottenne il disco d’oro.

Busta Rhymes, “The Grinch”

Vi ricordate il film Come il Grinch rubò il Natale di Ron Howard, con protagonista Jim Carrey nella parte quella creatura verde che odia il Natale ed ha un cuore piccolissimo, tanto da cercare di sabotare la festa per poi ovviamente finire travolto in senso positivo da essa recuperando dei sentimenti degni di questo nome? Immagino di sì, visto che è diventato un instant classic natalizio. A curare la colonna sonora c’era anche Busta Rhymes con questo brano particolarmente importante per la pellicola perché cita in modo subliminale il motivo per cui Carrey accettò il ruolo del Grinch, ovvero l’aver ascoltato una cassetta con un coro di bambini che interpretavano la frase “you’re a mean one, mr Grinch!” tratto da un pezzo di Thurl Ravenscroft. Ebbene, oltre alla versione del film del 2000 ne esiste un’altra che vede a duettare con Busta proprio Jim Carrey in persona. Stranamente apparirà al pubblico solo nel 2016: in tempo per sottolineare come siamo circondati da gente “verde” e malvagia che ci inganna con un falso natale, rubandocelo e tentando di gettare tutti i doni dalla finestra. Ogni riferimento a persone e situazioni è puramente casuale, naturalmente, e si spera che nella realtà finisca allo stesso modo della pellicola, con una pronta redenzione.

Treacherous Tree & Doug E. Fresh, “Santa’s Rap”

Parlavamo di un Babbo Natale nero. In questo clip lo vediamo in tutto il suo splendore, tratto da un film epocale per la cultura hip hop ovvero “Beat Street” del 1984. Il siparietto tra i pionieri dell’hip hop Treacherous Tree e l’altrettanto pioniere del beatboxing Doug E. Fresh è francamente irresistibile. Kool Moe Dee nei panni di un Babbo Natale che pronuncia “You think I’m getting presents made for free / I gotta pay them elves and ain’t nobody paying me!“ è semplicemente la dura e ironica realtà dei fatti, come anche il momento “Man I know one thing / Y’all better get off my neck / And wait till you get ya welfare check / Go on down to the office and stand in the line / Better hurry up see I got mine” che, insomma, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Nel finale arriva però prontamente Doug a toglierci dall’imbarazzo, a darci dentro con il beatboxing e a far partire finalmente la festa. Più beatboxing e meno hate speeching, amici: acchiappate “the message” prima che sia troppo tardi.

Derek B, “Chillin with Santa”

Tratto da una compilation che voi amanti del Natale dovreste avere comunque, a prescindere dal contenuto e dal genere, ovvero Christmas Rap, abbiamo qui il mitico Derek B. Uno dei primi a sdoganare l’hip hop nelle classifiche pop, narra delle sue scorribande con Babbo Natale “having a ball” nella sua slitta in cielo. Forse per cambiare la capoccia alla gente ci vorrebbe davvero un incontro ravvicinato del terzo tipo coll’omone di rosso vestito.

Smoke DZA, “Christmas in the Trap”

Tratto da un EP del 2011 ovvero Sweet Baby Kushed Gold, questo brano di Smoke DZA ci illustra che il Natale si festeggia anche nelle famigerate trap house. Ovviamente il cenone di Natale è a base di sostanze e sostanzine e l’andamento è lento, come direbbe Tullio De Piscopo. Il pezzo è retto da un campione di “She Said She Loves Me” della band powerfunk Kleer, che se non ha nulla a vedere col tema natalizio ha però un intro che profuma di campanelli affumicati da un massiccio consumo di erba. Perché se vogliono togliere il Natale al sottoproletariato urbano non hanno capito che viene ripreso con gli interessi, anche decontestualizzato, costi quel che costi.

Playboi Carti, “Flex”

Voi mi direte: ma che c’entra sto brano di Playboi Carti col Natale? Beh, secondo me è una canzone natalizia mascherata. La base coi chimes, l’immaginario della borsa coi soldi che ricorda il sacco di regali, la gente che impazzisce ricorda la frenesia delle feste, il bacio alla mamma ricorda il tepore della famiglia davanti al camino… insomma, io a Natale me la ascolto comunque, poi fate voi. A volte non serve essere didascalici: parla l’atmosfera, e dobbiamo essere moderni. Oggi il Natale è questo qua: tutti i giorni deve esserlo.

Snoop Doggy Dog & Damani Nkosi, “Every Day Is Like Christmas To Me”

Esatto, tutti i giorni è Natale se lo vogliamo: questo Snoop l’aveva capito già da un pezzo, tanto che nel 2008 pubblicò una compilation digitale completamente natalizia dal titolo Snoop Dog Presents Christmas in tha Dogg House, con contributi di tutta la sua gente. In questo caso a ribadirci il concetto c’è Damani Nkosi. Dubito che il nostro rapper abbia mai sentito “E non serve che sia Natale“ dei Pooh o “È Natale tutti i giorni” del duo Carboni/Jovanotti, ma questa corrispondenza di amorosi sensi mi fa pensare che tutto il mondo è paese, quindi le vostre frontiere ficcatevele nel… Ci siamo capiti.

Emmanuel and Philip Hudson, “Trap Christmas”

E non ci sono frontiere neanche tra il serio e il faceto. Il duo di comedy hip hop Emmanuel and Philip Hudson, che nel 2012 godette dei fantomatici 15 minuti di celebrità per la sua partecipazione ad America’s Got Talent, lo dimostrano nel 2017 uscendo con questo brano in cui il Natale è peculiarmente trap, con tutto l’immaginario grottesco che ne consegue, pizze in faccia a un Babbo Natale gonfiabile e pacchi regalo nonsense compresi. Per un momento ho pensato di comprarmi anche io la barba di babbo natale verde, spacca troppo!

Eazy E, “Merry Muthafuckin’ Christmas”

“I’d stay awake just to let America know / That Santa was a fake / I used to believe in Saint Dick when Elvis was alive / But all the fuckin’ bullshit got played when I was five“. Testi eloquenti per un brano del 1992 contenuto nell’EP di debutto dell’ex-NWA in cui il Natale è visto da una parte come una farsa ma, alla luce di questo, dall’altra soprattutto desiderio di edonismo sfrenato per chi “a tre anni già beveva whiskey”. Condizioni di vita estreme nell’infanzia gangsta, altro che giocattoli: il desiderio è avere soldi per comprarsi l’hashish e altre robette del genere e scopare duro nel giorno di Natale, come è giusto che sia per santificare le feste. Nel finale tutti in galera per il resto dei loro giorni, perché, parliamoci chiaro, non c’è pace per chi non accetta gli sbirri del potere e le loro ottuse regole. Loro si divertono a Natale, perché noi non dovremmo?

Earl Sweatshirt, Tyler the Creator & Hodgy Beats, “Fuck This Christmas”

https://www.youtube.com/watch?v=WQTu4xxiAuw

E appunto il problema è l’istituzione del Natale, che in teoria dovrebbe essere una bella festa. Ma per chi si vive una situazione borderline non è altro che un mucchio di stronzate, soprattutto perché intorno c’è odio e violenza. Ed è in questo senso che l’analisi di un’ipocrisia dilagante si esprime appieno in questo brano uscito appositamente nel natale 2010 da parte di alcune grandi capocce del giro OFWGKTA. A colpi di disagio e di perfetti arrangiamenti di campanellini synth e pizzicati raffinatissimi, i nostri mandano affanculo il Natale. Ma non il loro, quello di chi crede di essere al sicuro dal disastro e invece prima o poi si ritroverà il puntale dell’albero direttamente ficcato nel petto. Merita un posto a sé stante in questa playlist perché è la negazione del Natale ma se guardiamo a fondo è invece espressione di un desiderio di cambiamento del Natale stesso. E quindi un up per loro: d’altronde chi regala il male, se lo aspetti a sua volta.

Vi auguro di aprire gli occhi e di buttare i pregiudizi dalla finestra: solo così avremo un buon Natale. Lo so, intorno è uno schifo, ma, citando Martin Luther King: “Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele”. Sostituiamolo con quello di Natale, avremo la soluzione. Del “Bianco Natal”, invece, ce ne fottiamo.

Segui Noisey su Instagram e su Facebook.