“Con la formula alla spina mettiamo da parte il concetto delle mille acrobazie quando hai solo voglia di berti il tuo drink e le file chilometriche”
Fino a qualche anno fa la pizza aveva la birra come unica e sola accompagnatrice. Da qualche anno ormai questo dogma è stato messo in discussione e sempre più si parla della capacità della pizza di sostenere e completare la bevuta di altri alcolici.
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Se ormai l’idea di pizza e “bollicine”, dallo champagne al prosecco al rifermentato in bottiglia, non fa alzare il sopracciglio a nessuno, l’idea di pizza e cocktail ancora ci risulta strana e provocatrice. Il format è diventato celebre in Italia per la prima volta nel 2013 con l’apertura a Milano di Dry, uno dei primi locali a proporre pizza contemporanea accompagnata da drink o signature cocktail. Quasi dieci anni dopo, non ha avuto molti epigoni, mentre all’estero l’idea di abbinare un cocktail alla pizza è ormai totalmente sdoganata. In tempi recenti, però, a Roma è arrivata un’apertura che credo rappresenti una piccola novità.
“Gli ho chiesto un cocktail sul momento, lui me lo ha fatto a base di gin, lime cordial, Falernum e rosolio di bergamotto: ha centrato in pieno i miei gusti”
Freni e Frizioni Draft ha aperto recentemente nel quartiere Prati con un obbiettivo ben preciso e conclamato: sdoganare l’abbinamento di pizza (e fritti) con i cocktail. Preferibilmente alla spina.
“Ti dico la verità, all’inizio avevo un po’ di pregiudizi sul format”. Ho esordito così la prima volta che ho conosciuto Luca Conzato, uno dei volti dietro Freni e Frizioni Draft, insieme a Cristian Bugiada e Riccardo Rossi. Lui si è fatto una risata, io ho iniziato a bere il mio drink — e mi sarei subito voluta rimangiare le mie parole. Era il Campfire: Buillet Bourbon, apple cordial, ginger beer. Impeccabile.
Per contestualizzare questa nuova apertura: Freni e Frizioni è un cocktail bar a Trastevere nato 17 anni fa dagli stessi soci. Il nuovo locale propone qualcosa di diverso dall’originale, anzitutto per lo spazio, aspetto mai scontato in questa città. Con un dehor e tre sale interne dal soffitto piuttosto alto, la percezione è quella di avere finalmente aria tra un tavolo e l’altro.
“I cocktail pre-miscelati permettono di limitare in maniera notevole i consumi e gli sprechi di vetro e cannucce”
La gestione del locale è di Nicolò Valentinetti, che mi racconta come il team venga selezionato anche e soprattutto in base alla capacità di far sentire a casa chiunque varchi la soglia. Daniele Gambucci è il mixologist, colui che passa il tempo a miscelare, sperimentare e a mettere le creazioni dentro i fusti, così da servire alla spina le sue piccole opere liquide, dai più classici gin tonic, americano o spritz, fino al Fizz Med (Tanqueray Ten Gin, lavanda, sambuco, limone soda).
Daniele si occupa di creare nuovi cocktail e nuove ricette. Mi ha chiesto qualche informazione sui miei gusti e me ne ha preparato uno a base di gin, lime cordial, Falernum e rosolio di bergamotto: ha centrato in pieno le mie richieste. Adesso è il momento di provare qualcosa alla spina. Un tabellone sopra al bancone indica i 12 drink: sceglierne solo uno è difficile, per questo ne ho assaggiati almeno la metà — dovere di cronaca ovviamente. Il mio preferito rimane il Campfire, ma ho apprezzato anche l’equilibrio dell’Americano. I drink cambiano in base alla stagione o alle nuove creazioni di Daniele, ma alcuni, quelli più amati, rimangono sempre lì sul tabellone, come il gin tonic.
Con la formula alla spina mettiamo da parte il concetto delle mille acrobazie quando hai solo voglia di berti il tuo drink, le file chilometriche, il cocktail che “la scorsa volta però era più buono”. Il locale ha puntato su un format in grado di scardinare il pregiudizio (che ammetto inizialmente avevo anche io) dei cocktail pre-miscelati, che vengono tutti prodotti nel laboratorio sottostante al locale: dentro questi fusti ci sono miscelazioni di ingredienti di qualità, pensati e ponderati appositamente per essere serviti in quel modo e per restare omogenei dalla prima fino all’ultima spillata. Inoltre questo format permette di limitare in maniera notevole i consumi e gli sprechi. Basta pensare a quanto vetro in meno viene usato. Inoltre non ci sono cannucce e i fusti sono 100% riciclabili.
Matteo Carducci è il mastro delle lievitazioni di Freni e Frizioni Draft e propone una pizza fatta di 5 farine macinate a pietra, lievitazione lenta e una doppia cottura. Vengono servite sia tonde che ripiene, ma soprattutto già tagliate — il che, oltre ad essere parecchio comodo, rende più semplice la condivisione al tavolo. Tra quelle ripiene ho provato la pizza con stracciatella di Andria, capocollo Podere Cadassa, salsa di aglio nero di Voghiera, crema di pomodorino rosso infornato e polvere di limone, e un’altra con Cicorietta di campo, salsiccia di maialino nero, ricotta di bufala campana e crema di pomodorino giallo.
“Abbiamo i cocktail studiati nel minimo dettaglio, abbiamo un maestro delle lievitazioni e poi, ultima ma non ultima, abbiamo l’arte”
Per chi invece ha gusti “più semplici” ci sono le pizze tradizionali, che a mio parere sono una giusta via di mezzo tra quella romana e quella napoletana: una crosta importante, non troppo alta, ma che al suo interno mantiene una giusta percentuale di morbidezza.
Ho assaggiato poi anche la “cruda”, cioè una pizza con la salsa di pomodoro a crudo e della stracciatella poggiata sopra, perfetta per l’estate. In cucina Matteo spazia anche con piatti più o meno tradizionali e con i dolci, ma se venite qui il mio consiglio è quello di provare l’accoppiata con la pizza, perché è davvero una bella sensazione. Forse mi sono già affezionata, ma credo che mangiare La Cruda, e sorseggiare il loro Campfire, sia uno di quei momenti in cui capisci che la vita te la stai godendo nel migliore dei modi.
“Abbiamo voluto creare un posto che accogliesse al suo interno tanti mondi diversi ma mai lontani,” mi spiega Luca, quando gli chiedo qual era la sua idea iniziale aprendo questo posto. “Abbiamo i cocktail studiati nel minimo dettaglio che mantengono la bolla e non saranno mai diversi dall’ultima volta in cui li hai bevuti. Abbiamo Matteo che è un maestro delle lievitazioni e che ha una creatività capace di spaziare e sorprendere sempre. Poi, ultima ma non ultima, abbiamo l’arte”.
Di sicuro è una cosa che è impossibile non notare anche per i non appassionati: nelle stanze si susseguono opere di artisti come Jonathan Monk, Scott King, Saadane Afif, Piero Golia e Giuseppe Pietroniro.
Penso a come poter definire questo posto: “Cocktail alla spina”, “cocktail e pizza”, ma non basta, qui dentro c’è quella cosa in più. Si percepisce l’esperienza nel settore ma anche la freschezza dei nuovi progetti, di nuove idee. Non credo sia necessario né utile far rientrare Freni e Frizioni Draft dentro una precisa casella. “È fatto di tutto ciò che ci piace e che ci fa stare bene,” riassume perfettamente Luca.
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