Música

La black music inglese passa per Little Simz

Rapper Little Simz in London in 2019

Little Simz si esibirà dal vivo venerdì 12 ottobre a Milano a Santeria Social Club, i biglietti sono già online.

Little Simz è un po’ preoccupata. È seduta al tavolo di un ristorante a Kings Cross con il telefono appoggiato sul tavolo e tocca lo schermo ogni pochi secondi per assicurarsi di non perdere la connessione dati. “Sto solo cercando… di essere sicura che parta” dice, chinandosi per avvicinare il volto al tavolino. “Sto postando le mie prove, cioè, alcune foto delle prove. È una figata. Ho più o meno ripensato lo show da capo”. L’anno scorso, durante il tour del suo secondo album Stillness in Wonderland, si è trovata intrappolata in un vicolo senza uscita – “sempre lo stesso live, lo stesso set” – ma ora arrangiare le nuove canzoni dell’album Grey Area la rinvigorisce come uno schizzo d’acqua fredda sul viso. Così, prima che cominciamo a fare colazione, lei si preoccupa che il post carichi. Quando guardo il mio telefono poco tempo dopo, eccolo lì: una serie di foto fatte da lei, in bianco e nero, nella sua sala prove.

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Di foto ne ha fatte un bel po’, a dir la verità. Andare in tour con i Gorillaz per circa un anno e promuovere il proprio materiale l’aveva abbastanza esaurita; serviva qualcosa che le ricordasse quel raptus, che placasse quel prurito creativo. Così si è buttata sulla fotografia, dopo aver notato per caso una macchina fotografica nello studio di un amico pittore. “Gli ho detto ‘oh, non sapevo che facessi foto. Fico’. Poi forse la settimana dopo sono andata a comprarmi esattamente la stessa macchina”. Semplice. Da quel momento, ha imparato a tirarsi fuori dalla noia della vita in tour usando la macchina fotografica. In un certo senso, aggiunge un elemento visivo a quello che ha fatto per più di un decennio, fin dalle scuole medie: documentare la propria vita con il rap.

Rapper Little Simz in London in 2019

Ora si rilassa nel nostro tavolo d’angolo, in un maglione a collo alto nero sotto a una salopette color senape, con i suoi finti dreadlock intrecciati in una mezza coda di cavallo, e perlustra il menù; poi tornerà alle prove, quindi la aspetta una settimana di promo tra UK e Europa. Una volta trovata la posizione più comoda, e assunta un’aria meno ansiosa per il post Instagram, passiamo subito al sodo: il terzo album. Grey Area, uscito venerdì scorso, si allunga tra vari generi e mood, e suona come il suo lavoro più intimo. Qui, Simz ha ritrovato l’amico d’infanzia Inflo, unico producer presente sul disco, e l’intesa si sente bene sulla pulsante e arrabbiata “Pressure” quanto sulla sognante traccia di chiusura “Flowers”. Ma questa non è l’unica collaborazione sul disco: si trovano, tra gli altri, gli svedesi Little Dragon, la londinese Cleo Sol e un vecchio collaboratore di Inflo, Michael Kiwanuka.

Grey Area intreccia le sensibilità etero-riferite di Simz – la comunità di creativi che si è costruita attorno, le influenze che ha raccolto dai propri ascolti e dai propri viaggi – con materiale strettamente intimo e riflessivo. Dalla sua salute mentale all’affaticamento da tour, fino a che cosa cazzo farà quando avrà quasi trent’anni, Grey Area scava a fondo. “Ho dovuto ripensare a molte cose”, dice subito. “Amicizie, rapporti personali: ho dovuto vedere tutte queste cose da un punto di vista diverso”. Ha scelto di registrare l’album a Londra per restare vicino a questi legami. “Stavo viaggiando moltissimo e cominciava a pesarmi. Mi sono detta: ‘Non posso continuare a sentire la mancanza di certe persone e a lavorare senza mai fermarmi’. Cominciavo a pagarne le conseguenze. Quindi avevo soltanto bisogno di fare un album in cui potessi riversare il mio cuore, ma nel frattempo mangiare come si deve. Prendermi cura delle cose a cui devo prestare attenzione”.

Le chiedo come vede questo processo, ora che se l’è lasciato in un certo senso alle spalle: sbaglio o questo è il suo album più riflessivo? “È stato… È stato sicuramente…” e si interrompe per mordere il suo toast con uova e avocado “un modo per guarire da tutta quella roba che avevo attraversato. Penso… Ho scritto il disco in un momento di confusione“.

La sua voce si alza sulla parola “confusione”, come se la sottolineasse con un grosso pennarello rosso. In che senso?, chiedo. “Mmm… Sai tipo… Cose che…” Ricomincia. “Niente aveva senso”, e la sua voce si increspa mentre lo dice, e si affretta a finire la frase dopo la lunga pausa. Parla sempre in maniera calma, leggermente rauca, a volte anche tagliente. Ma può metterci un po’ per arrivare a quello che effettivamente voleva dire (forse perché è la prima volta che ci vediamo; come spesso succede, serve tempo per entrare nell’intervista, per abituarsi). Dopo un po’ ci arriva e paragona Grey Area a “sfogliare strati di me stessa, e dire ‘ah, ho 25 anni. È strano’. Sono come i dolori di crescita, sai? Non saprei descriverlo meglio”.

Rapper Little Simz in 2019

Dal punto di vista sonoro, questi dolori di crescita potrebbero far sentire un po’ male anche te, ma più nella zona del cuore. “101 FM” s’increspa su un fluttuante beat boombap tra 8-bit e calci sul petto, beccando Simz in mood nostalgico. “Sognavamo di uscire dai palazzi”, rappa a un certo punto, prima di mollare la punchline “ci schiacciavamo i ciuffi ribelli prima di Insta”: è un classico esempio di come Simz riesce a portarti in giro dal sorriso per una battuta asciutta a un’evocativa scena di vita o una storia che ha scelto di raccontare. La voce al megafono in “Boss” si appoggia su chitarre alla D’Angelo, mentre “Wounds” con i suoi campionamenti di archi riporta alla mente Dre che mette la corona in testa al giovane Eminem. Ogni traccia suona come un’entità a sé.

Noto che Simz sembra quasi schermirsi per tutti gli stili che è riuscita a far entrare nelle dieci canzoni dell’album. Ricorda quando Inflo (che lei chiama Flo) le ha fatto sentire per la prima volta la sferragliante traccia d’apertura “Offence”: “Non mi piaceva proprio”, dice ridendo. “Mi metteva a disagio. Ed era diversa, non ero sicura di voler andare in quella direzione. Ma le ho dato fiducia”, e la coppia ha quindi finito per creare musica che prende le mosse addirittura da canzoni scartate da tempo su cui avevano lavorato quando Simz aveva circa 12 anni. A un certo punto menziona l’impatto che la confusione alla base dell’album ha avuto sulla sua frastornante varietà: “Sto ancora definendo il mio suono. Ma penso di aver capito che non sono legata a uno solo. Posso pescare dal jazz, dal funk, dall’hip-hop”. Dal punto di vista lirico, però, “Avevo bisogno di andare più a fondo”, aggiunge. “Ho fatto musica per tutta la vita, per cui a questo punto devo trovare qualcosa di cui parlare che la gente non abbia già sentito”.

Non esagera. Simz ha iniziato a rappare a nove anni, caricando le canzoni online e cercando di cantare dovunque le dessero un microfono a Londra, negli stessi circoli giovanili dove sono nate molte altre stelle (tipo Leona Lewis o Alexandra Burke, per non parlare di Flohio). Fin da bambina, Simbi Ajikawo, cresciuta ad Holloway da una madre dedita alla cura degli orfani, aveva tonnellate di energie creative da sfogare. Quindi da teenager ha anche recitato in vari programmi televisivi, ma la musica continuava a chiamarla. Dopo aver iniziato il corso di laurea in tecnologia della musica all’Università di West London, la sua carriera stava già cominciando a decollare. Presto capì che avrebbe dovuto scegliere. Lasciare l’università avrebbe mostrato entrambi i lati di lei: l’ambizione e l’insistenza nel fare le cose a modo suo. Davvero, è così da quando è nata. Da bambina, ricorda, “la mia attitudine era al 100 percento ‘faccio quello che mi pare’, giuro. E per quanto possa stupire la gente il fatto che sia indipendente e faccia musica, chi mi conosce da sempre sa che mi sono sempre mossa in modo indipendente. I miei amici, i miei cari, la mia famiglia, sanno questo di me: Simbi si muove come si vuole muovere. Non seguo questo o quello”.

Lo si vede in come ha costruito la sua carriera da artista indipendente. Ma a parte quello, Simz ha continuato a spingere progetti non ortodossi — montagne di EP, la curatela di un festival, mai cambiato il suo sound per far contento nessuno, tenuto lontana l’etichetta di “femcee” — senza molto supporto da parte dei tradizionali pilastri dell’industria musicale inglese. Sì, ha ricevuto nomination ai MOBO Award e un riconoscimento dall’app di ticketing Dice per i suoi live, oltre a un Association of Independent Music Award per il suo primo album del 2016 A Curious Tale of Trials + Persons. Ma le sono serviti alcuni anni per uscire dal facilmente stereotipato mondo della black music (che ora si trova alla base della maggioranza della musica pop, anche quando si usa il termine ‘urban’). Ancora non ha ricevuto una nomination per un premio importante.

Rapper Little Simz in London 2019]

Anche in poco tempo passato con lei, ti rendi subito conto che preferirebbe tornare al lavoro. Le dico che Grey Area sembra una fotografia della sua mente e del suo punto di vista. Al contrario dei suoi lavori precedenti, concentrati su mondi quasi fantastici e stati onirici, Grey Area affonda le radici nell’oggi, in Londra, in lei. “È buffo che tu dica così perché l’altro giorno stavo ascoltando la mia vecchia vecchia musica. La mia roba su Soundcloud, eccetera. E ho pensato: ‘Oh dio, mi ricordo esattamente quando mi sentivo così’. Lo ricordo, sai? Continuando il mio viaggio, ho dimenticato certe cose, perché sono sempre concentrata su quello che deve ancora venire, sempre avanti, sempre avanti, sempre avanti. Ma ho capito che senza che me ne rendessi conto ho raccontato la mia vita praticamente da quando ho ricordi. Ed è una figata. Ho avuto così tanti flussi di coscienza… e li ho salvati tutti”. A volte aveva paura, aggiunge, ma ne è sempre valsa la pena.

La nostra conversazione prende un po’ di strade secondarie, mentre il cibo si raffredda sui piatti. Parliamo di come oggi ci si aspetti che i giovani rapper arrivino già maturi al successo, capaci di gestire i social media e di aprirsi all’occhio del pubblico senza protezioni. Visto che anche lei ha iniziato così giovane, le chiedo se ha mai riflettuto sugli obiettivi che ha raggiunto finora come artista indipendente in un’industria che sembra il Selvaggio West. Mancano pochi giorni al suo 25esimo compleanno. Lei resta zitta per un attimo, bevendo succo di frutta. “Vuoi sentire una cosa assurda? Ieri sera ho pregato”. Ora sembra più rilassata, a suo agio. “Ho pregato per un bel po’ di tempo, era una preghiera proprio lunga. Pensavo a tutti i punti della mia vita e ringraziavo dio per quella volta che ho fatto quella cosa, o quest’altra cosa. E lo dicevo ad alta voce, tipo: ‘oh… l’ho fatto. Sono stata nominata per dei premi, ho suonato qua e là…’ A volte mi dimentico di queste cose. Nel futuro, nei prossimi cinque anni, quando ne avrò 30 — e lo so che mi sto già tranquillizzando adesso — sono super felice di vedere quanto più saggia diventerò”.

‘Grey Area’ è su varie piattaforme di streaming.

La versione originale di questo articolo è stata pubblicata da Noisey UK.