Bella musica brutta

Foto di Peppe Tortora


Non so voi, ma io sono contento di vivere in un’epoca in cui delle tipe alla Patti Smith conserviamo solo un vago ricordo, e se proprio si deve pensare a femmine che fanno musica vengono fuori nomi tipo Grouper, Zola Jesus, e Inca Ore. O almeno: questi sono i nomi che piace ricordare a me. Lei per esempio si chiama Megan Remy, viene da Philadelphia, vive in uno scalcinato appartamento assieme a sette coinquilini maschi e tre gatti (maschi pure loro), e quando suona si fa chiamare U.S. Girls. Le sue canzoni aspirerebbero ad essere graziose miniature pop, ma suonano troppo rovinate, stonate e sporche per fare bella figura su un album di Kylie. Per capirci, il suo primo album, Introducing, è uscito su Siltbreeze, l’etichetta che nei 90 tirò fuori roba infame tipo Harry Pussy e Dead C, praticamente gli unici gruppi per cui valesse la pena vivere ai tempi. La incontro in un locale del quartiere Pigneto, a Roma, durante una delle date del suo tour europeo.

Vice: Immagino tu sappia che il genere tutto al femminile di cui sei considerata portavoce è stato ribattezzato “crimson wave”, espressione che in inglese indica il ciclo mestruale.
Megan Remy:
Oh, per favore, no! Sì, ho sentito di questa cosa della crimson wave: cosa vuoi che ti dica? È un’etichetta che hanno inventato gli uomini, ovviamente. Vedono un po’ di ragazze che suonano, e la prima cosa a cui pensano sono le mestruazioni. Odio quel termine.

A me diverte. Mi piacciono queste etichette sceme che stanno venendo fuori ultimamente: sembrano particolarmente ossessionate dal lato organico/corporale della faccenda. Per dire: se non fosse venuta fuori la crimson wave ti avrei felicemente catalogata alla voce shitgaze.
Ah certo, stai dicendo che prima delle mestruazioni c’è stata la merda! Beh, se ci pensi si tratta di un progresso interessante. Questa faccenda dello shitgaze è veramente stupida. Però i gruppi che sono stati infilati in mezzo alla cosa mi piacciono. Abbiamo un’estetica simile: sai, la bassa fedeltà, le registrazioni in economia, con pochi mezzi, pochi soldi…

Quindi dici che più che di effluvi corporali si tratta di una questione di portafogli?
Più o meno. Portafogli vuoti, naturalmente.

Io di solito, se devo descrivere U.S. Girls o altre esperienze simili, parlo di “musica brutta”. Il che però non significa “brutta musica”, se capisci cosa intendo.
Credo di sì. In effetti mi piacciono le cose storte, sbagliate, venute male. Insomma, come dici te: brutte. Io lavoro molto sulla voce: sono un’appassionata di doo wop e girl group, e quello che faccio è sostanzialmente prendere queste arie perfette, cristalline, e trasformarle in qualcosa di deforme, di strano. Mi piace la tua definizione di musica brutta. Beh, quantomeno la preferisco a crimson wave, shitgaze, e tutte quelle stronzate lì.

Sai se invece esiste un’etichetta per tutti questi progetti solisti che però adottano nomi al plurale?
Uhm, in effetti siamo in diversi: Blank Dogs, Wavves, io. Molti ancora pensano che U.S. Girls sia un gruppo, e direi che questo fa parte del divertimento, no? Non so se esiste un’etichetta specifica. Nel caso la scoprissi ti informo. Mi sembra un argomento che ti sta a cuore.


Il nuovo disco di U.S. Girls è fuori su Siltbreeze. www.myspace.com/usgirlsss

Videos by VICE