A quattro mesi dal voto che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, i cittadini britannici stanno cominciando a osservarne le conseguenze nel mondo reale.
Mentre la sterlina continua a precipitare rispetto al dollaro e all’euro, il presidente dell’Associazione dei Banchieri Britannici (BBA) ha spiegato in maniera chiara e dettagliata cosa potrebbe accadere adesso, e a quanto ammonterebbero i costi della Brexit per l’economia britannica (spoiler: decine di miliardi ogni anno).
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Le banche “fremono”
Secondo il capo della BBA, nell’ambiente stanno tutti “fremendo” all’idea delle implicazioni della Brexit e hanno cominciato a spostare le operazioni fuori dal Regno Unito.
“La maggior parte delle banche internazionali in questo momento ha dei project teams che lavorano per capire quali operazioni vadano spostate per continuare ad assicurare un servizio ai clienti, la data entro cui tutto ciò deve succedere, e il modo migliore per farlo,” ha scritto domenica Anthony Browne, presidente della BBA, in un intervento sul giornale the Observer.
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Browne ha aggiunto: “In qualità di industria, abbiamo chiesto una soluzione per poter continuare, dopo la Brexit, a fornire ai clienti sulle due sponde della Manica tutti i servizi che abbiamo sempre garantito,” ha detto Browne.
L’uscita dall’Unione Europea significa che le compagnie che hanno sede nel Regno Unito potrebbero non avere più la garanzia di questi diritti.
Qual è il problema?
In breve, la Brexit.
Le banche e i servizi finanziari stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di lasciare il Regno Unito perché l’uscita dello stesso dall’Unione significherebbe – quasi certamente – non avere più accesso automatico al mercato unico e ai molti benefici che ne derivano. Così, le banche temono che qualora mantenessero la sede nel Regno Unito, non potrebbero più vendere legalmente i loro prodotti in tutta Europa.
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Nello specifico, dato che il Regno Unito ha deciso di uscire dall’UE, non avrà più accesso automatico all’Area Economica Europea, che consiste nei 28 stati membri più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. L’Unione Europea è un mercato da 500 milioni di persone con un’economia complessiva di 19 trilioni di dollari.
Una compagnia autorizzata a vendere prodotti e servizi in un paese nell’EEA, è autorizzato legalmente a farlo in tutti gli altri paesi membri senza avere una sede in essi. Questo è il principio del “passporting”, il diritto di passaporto.
Ma se la Norvegia può farlo, perché il Regno Unito no?
Per essere inclusi nel meccanismo del passporting, i paesi devono sottostare ad altre condizioni. Tra queste, contribuire alle casse dell’Unione Europea e consentire libero movimento di beni, servizi e, punto cruciale, lavoratori — qualcosa che il Regno Unito non farà, almeno stando a quanto dichiarato dal Primo Ministro Theresa May.
“Per le banche, la Brexit non significa soltanto tariffe aggiuntive imposte sul commercio, come sarà probabilmente anche per tutti gli altri settori,” ha scritto Browne. “Riguarda il fatto che le banche abbiano o meno il diritto di fornire servizi.”
Quali banche se ne stanno andando?
I dirigenti di Morgan Stanley, Citigroup, Deutsche Bank e JPMorgan Chase sono tra coloro che hanno dichiarato che essere tagliati fuori dal mercato unico li ‘costringerà’ a un trasferimento fuori dal Regno Unito.
Pare che anche Goldman Sachs stia considerando di andarsene, cosa che significherebbe anche dover trasferire le circa duemila persone che lavorano per la compagnia a Londra. Anche il gigante delle assicurazioni Lloyd’s sta pensando di spostarsi, e attualmente sta cercando di capire se ci sia bisogno di aprire delle nuove sedi in altri paesi europei.
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Le banche sono importanti per l’economia del Regno Unito?
In breve, sì.
Secondo il portavoce degli Esteri liberal-democratico Tom Brake, una “Brexit rigida” costerebbe al paese 65 miliardi di sterline ogni anno in tasse perse dal settore dei servizi finanziari. Una ricerca della società di consulenza Oliver Wyman citata da Bloomberg la scorsa settimana mostra che la perdita di accesso al mercato unico costerà alle compagnie di servizi finanziari nel Regno Unito quasi 50 miliardi di dollari di mancati introiti e metterà a rischio 70 mila posti di lavoro.
“Il governo conservatore deve spiegare come riparerà a questo buco finanziario se il Regno Unito lascia il mercato unico,” ha detto Brake alla BBC.
Secondo una ricerca pubblicata lo scorso anno dal think tank Z/Yen, Londra è il centro direzionale di servizi finanziari più importante al mondo. Ma questo ruolo è ormai minato dall’imminente Brexit.
Dove andranno le banche?
Le banche ovviamente sono già piene di pretendenti. “È comprensibile che altre città europee vogliano attrarre lavoro da Londra,” ha scritto Browne. “Delegazioni da Francoforte, Parigi, Dublino e Madrid stanno tutte venendo in Gran Bretagna per farsi pubblicità coi banchieri.”
Il problema di tutte queste città, però, è che semplicemente non possono competere con l’esperienza di Londra in questo settore. Bloomberg riporta che “in privato, i dirigenti delle banche sono preoccupati dagli enti di controllo presenti nelle altre città — potrebbero fare fatica a gestire un influsso di compagnie di servizi finanziari intenzionate ad aprire la loro sede.”
Un risultato probabile è che nessun altra sede rimpiazzerà Londra, e le compagnie sceglieranno diversi paesi e città.
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