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Secondo il programma “Insider Threat” del governo americano, potresti avere davanti un potenziale whistleblower.
Il programma sorveglia le comunicazioni interne tra l’esercito e i suoi collaboratori esterni per segnalare alcuni tratti “sospetti” di personalità e individuare possibili whistleblower – come il soldato americano Chelsea Manning e l’ex dipendente dell’NSA Edward Snowden – e impedire futuri leaks sul lavoro dell’intelligence.
Manning, che sta scontando una sentenza a 35 anni per aver divulgato informazioni segrete a Wikileaks nel 2010, ha ottenuto i documenti relativi al programma dopo aver presentato domanda sotto il Freedom of Information Act (FOIA) dalla prigione di Fort Leavenworth, in Kansas. I documenti mostrano come gli ufficiali abbiano utilizzato il profilo di Manning per disegnare il “prototipo” del whistleblower. Il suo carattere la sua personalità sono stati esaminati e presentati come sintomatici del tipo di persona che potrebbe rivelare segreti di stato.
Il documento di 31 pagine, pubblicato per la prima volta dal Guardian, si apre con un elenco di categorie abbastanza generali. Le principali sono “avarizia o difficoltà finanziarie,” “frustrazione o voglia di vendetta,” “ideologia,” “conflitto di interessi,” “esposto a ricatti,” “problemi relativi all’ego/all’immagine di sé,” “ricerca di approvazione,” e “problemi familiari/personali.”
Manning sostiene che questi presunti “motivi” siano troppo generici e soggettivi, e quindi diano agli Stati Uniti il via libera a spiare chiunque vogliano. “L’ampio raggio del programma dà agli ufficiali carta bianca riguardo la sorveglianza,” dice Manning.
“Senza obiettivi più mirati, il programma è già diventato industrializzato,” dice Manning, in riferimento al documento del 2015 in cui il Dipartimento della Difesa americano aveva rivelato l’esistenza di “valutazioni continue” su 100.000 membri del personale, sia dentro che fuori dall’ufficio.
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In seguito alle rivelazioni di WikiLeaks nel 2010, quando Manning aveva scaricato e distribuito migliaia di documenti segreti, l’amministrazione Obama aveva creato una task force per il programma nazionale contro le minacce interne. Questa task force comprendeva un certo numero di agenzie governative, tra cui l’ufficio del direttore dei servizi segreti e il Dipartimento di Giustizia. L’iniziativa era applicabile a chiunque lavorasse per un’agenzia federale.
Alcuni gruppi che si battono per i diritti civili hanno trovato particolarmente vergognoso il modo in cui viene affrontata la disforia di genere di Manning. Gli ufficiali americani lasciano intendere che l’identità di genere di Manning abbia avuto un importante ruolo nella sua decisione di leakare i documenti. La versione del documento che usa Manning come un caso di studio è stata redatta nel 2014, dieci giorni prima del cambio di sesso da uomo a donna. Per questo il documento usa pronomi maschili, rivolgendosi a lei.
“Durante il servizio militare ha sofferto molto per la sua immagine da uomo, volendo essere apertamente accettato come donna, nell’esercito.”
“Il programma suggerisce che io fossi ‘frustrato’ per come erano percepiti il mio orientamento sessuale e la mia identità di genere,” risponde Manning al documento. “Vengo descritto come un ‘portavoce per gli omosessuali dichiarati e in servizio’, e il mio impegno per i diritti dei trans e della comunità queer sono considerati atteggiamenti ‘ossessivi’.”
L’ideologia di Manning, secondo il documento, sarebbe stata quella di un hacker con l’idea che “tutte le informazioni (specialmente quelle sul governo) debbano essere di dominio pubblico.”
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Il fatto che Manning si fosse lasciato con il ragazzo prima di essere inviato in Iraq, il fatto che lavorasse fino a tarda notte, e che facesse ricerche sui diritti gay ‘in maniera ossessiva’, sarebbero tutti stati campanelli d’allarme, secondo il documento.
Non esistono normative federali che limitino un datore di lavoro privato nello spiare un dipendente. Però, il Privacy Act federale limita la quantità di informazioni che un datore di lavoro federale può raccogliere sui propri impiegati. Per aggirare queste restrizioni, il programma “Minaccia Interna” offre praticamente un mandato a tutti i datori di lavoro.
Il programma promuoverebbe anche una mentalità del tipo “se vedi qualcosa, dì qualcosa” all’interno dell’ambiente lavorativo – incoraggiando a tutti gli effetti i lavoratori a tenere i propri colleghi sotto controllo.
“Nei precedenti casi di spionaggio, abbiamo visto che alcune persone avevano visto cose che avrebbero potuto aiutare a identificare una spia, ma senza riportarle,” ha detto nel 2013 Gene Barlow, portavoce dell’Ufficio della contro-intelligence nazionale. “Per questo il programma mira non solo a spiegare quali tipi di attività vadano segnalate, ma anche come e perché sia importante farlo.”
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