Música

L’arte del back to back

Foto via Bicep

Quando lo si fa per bene, mettendo insieme selezionatori compatibili, la giusta ambientazione e un pubblico curioso e ricettivo, un set back to back ha il potenziale per portarci al di là della semplice esperienza di un DJ individuale. Come gli sparring partner nella boxe, i due devono riuscire a sfidarsi e farsi divertire a vicenda, costruendo un set completamente nuovo unendo le rispettive visioni.

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Ma non solo: se applichiamo la matematica da supermercato alla vita notturna, un back to back è un affarone. Ti sei divertito a sentire un DJ? Immagina con due al prezzo di uno. O addirittura puoi provare con tre. Anzi, fanculo tutto, perché non quattro? Solo che, a differenza dei vasetti di maionese, la qualità di un DJ non aumenta proporzionalmente alla quantità (se così fosse Dimitri Vegas e Like Mike sarebbero i numeri uno al mondo).

Ultimamente il back to back è sempre più usato nel giro delle discoteche. Mentre l’attenzione del pubblico è sempre più concentrata sui festival e sulle serate giganti come Warehouse Project, i DJ set multipli occupano una porzione significativa di line up fatte per contenere più nomi possibili nel minor tempo possibile. Cinicamente, si potrebbe dire che il B2B è un modo per risparmiare su una scaletta che promette troppo, e in alcuni casi è proprio così. Eppure assegnargli l’etichetta di trucchetto vorrebbe dire sminuire una pratica e un metodo di fare DJ set che può produrre, e in effetti produce, momenti unici di esaltazione sul dancefloor.

Con lo scopo di mettere in discussione la forma e di capire il diverso approccio che vari DJ riservano a questa rispetto ai set solisti, Noisey si è messo in contatto con una gamma di DJ, per una breve lezione sull’arte del back to back. Si tratta di Matt McBriar, che fa parte del duo di DJ nordirlandese Bicep, Hodge, Tessela e Gramrcy, tre nomi che si incontrano regolarmente proveniendo tutti dalla scena di Bristol, e infine Krystal Klear, che ha inaugurato il 2016 suonando a una festa di capodanno back to back con Gerd Janson.

SULLA PREPARAZIONE PREVENTIVA:

Foto via Hodge su Facebook

Matt, Bicep: Noi non pianifichiamo quasi nulla prima di un set, la cosa più importante è comunicare mentre lo si fa. Per prima cosa bisogna capire la pista, e poi parlarsi e pianificare momenti di coerenza. Per esempio ci accordiamo sul lasciare un momento “UK bass” oppure più “synthy” per un po’ e poi vediamo da lì. Diamo il meglio di noi quando conosciamo entrambi l’ottanta percento del materiale e riusciamo a decidere al meglio quali tracce mettere dopo. Buttare dentro qualcosa di più strano e qualche novità rende sempre tutto più interessante, ma troppe deviazioni brusche possono rovinare il flusso di un set, e di solito questo è il problema più grosso in un B2B. Il flusso rischia di fare schifo.

Gramrcy: Il mio approccio è lo stesso di sempre: penso al pubblico, all’ora, al locale, al Paese, a chi suona prima e dopo, e poi tiro fuori una pila di dischi e creo una playlist sul computer. Ci confrontiamo sempre un po’ prima, a volte solo qualche email o messaggio per decidere l’atmosfera in generale che vogliamo dare al set (e anche noiosi dettagli tecnici come “porti dei dischi?” o “possiamo usare il tuo Serato?”), e questo influenza naturalmente quali dischi finisco per portarmi dietro.

Hodge: Poco tempo fa ho fatto un back to back con Randomer, al festival Simple Things. Non abbiamo parlato di cosa avremmo fatto, ma ci siamo spediti un po’ di pezzi a vicenda tramite email e Facebook. Siamo finiti per mandarcene un sacco, dalla vecchia hardcore alla techno. Non era nemmeno esplicitamente per il set, era più uno scambiarsi musica con un amico, ma questo mi ha permesso di capire il suo contesto, che tipo di roba sta suonando ultimamente.

Krystal Klear: Non ho mai programmato un back to back in anticipo. Penso che gli toglierebbe vitalità. Con Gerd l’ultimo dell’anno c’è stata una bella comunicazione durante il set. Quando sembrava che stesse diventando stagnante gli dicevo “diamoci dentro, aumentiamo la velocità”. È una questione di essere preparati mentalmente a che cosa arriverà dopo.

Tessela: Ogni conversazione che ho avuto prima di un back to back è stata: “iniziamo non troppo fuori di testa, e da lì cresciamo”.

SULL’EQUILIBRIO:

Immagine via Youtube.

Hodge: Se penso ai primi back to back che mi sono davvero piaciuti mi vengono in mente quelli di cinque anni fa a Bristol, con Pinch e Peverelist al Subloaded. Quello che li rendeva fichi era che Pev e Pinch suonavano la stessa musica con stili diversi. Pinch suonava un bangerone da ballare e Pev seguiva con qualcosa di strano. Questa cosa funzionava davvero perché c’era la metà che creava un’atmosfera strana e l’altra metà che ti faceva sfogare. Se metti due DJ che suonano la stessa identica roba, sì, sarà coerente, ma non è quello che mi fa davvero esaltare. Se ci sono due DJ voglio che si senta un po’ di tira e molla. Direi quasi che voglio che ci sia un po’ di caos, perché il caos è vitale.

Matt: Un altro modo per assicurarsi di avere un buon back to back è che il set sia incentrato su un unico genere. I nostri B2B che hanno avuto più successo sono stati un set italo disco Steffi e uno house anni NOvanta con Jeremy Underground. Il fatto che suonassimo tutti all’interno dello stesso genere ha funzionato molto meglio di quando non avevamo restrizioni e qualcuno poteva improvvisamente cambiare il mood o la direzione, lasciandoti con i tuoi sei dischi in coda per la direzione precedente.

Gramrcy: Vedere Peverelist e A Made Up Sound suonare per sei ore al Dekmantel dell’anno scorso è stato incredibile. Si vedeva bene che sono buoni amici nella vita. Entrambi hanno sorriso per tutto il tempo, e la musica era bellissima. Si sfidavano anche a vicenda, ed entrambi hanno suonato molto più deep e house di quanto facciano da soli, e verso la fine del set AMUS metteva vecchia hardcore olandese, mentre Pev rivitalizzava la D&B. È stato incredibile.

SULL’IMPORTANZA DI UN RAPPORTO SOLIDO:

Immagine via Gramrcy su Facebook

Matt: Non eravamo molto bravi come coppia all’inizio, facevamo un gran casino. Davvero, ci sono voluti diversi anni e diverse discussioni dopo le performance per trovare il giusto flow ed essere a nostro agio. Per fortuna nessuno di noi malsopporta le critiche, anzi, entrambi le apprezziamo, per cui capitava che ci distruggessimo a vicenda fino a trovare il miglioramento che ci serviva.

Tessela: Non ho fatto molti back to back con persone che non fossero già mie amiche, per cui immagino sia diverso se lo fai con qualcuno che non conosci. Io tendo a farli con gente che conosco, di cui conosco i gusti musicali, per cui cerco di adattarmi al loro gusto e loro fanno lo stesso con me. In questo modo si finisce ad avere una riserva di dischi che si completano molto bene. Sai di poterti presentare, bere qualcosa, e buttarti direttamente nel set senza preparazione.

Hodge: Non ho mai fatto back to back con sconosciuti o gente che non è mia amica. Penso mi rifiuterei. Non penso farei un back to back con qualcuno che non rispetto. Rischia di essere spiritualmente impossibile.

Gramrcy: Quando ho suonato B2B con Bruce poco tempo fa, ero stato a casa sua il weekend precedente perché mi trovavo in città per fare altro, e abbiamo passato un pomeriggio a mettere dischi e a discutere di che cosa avremmo suonato, di che direzione dare al set. Questo ovviamente è un lusso raro ed è dovuto al fatto che siamo ottimi amici più che altro, ma è una buona scusa per stare insieme e farsi un’idea di dove si trova l’altra persona musicalmente.

SUL COMPROMESSO:

Image via Bicep

Tessela: La cosa più importante, secondo me, è suonare con una persona che sia flessibile. Mi è capitato di suonare con gente che dopo due ore, improvvisamente, comincia ad andare in una direzione diversa da quella che stava seguendo insieme a te poco prima. La cosa più importante è essere disposti a venirsi incontro, a creare qualcosa di diverso da quello che faresti da solo. Se ognuno mette i dischi che metterebbe se fosse da solo, non ha molto senso.

Gramrcy: Penso che se si è persone responsabili ci sarà sempre un po’ di compromesso in un B2B che funziona. Se fai esattamente quello che faresti quando suoni da solo, penso che verrebbe fuori una cosa frammentaria se va bene, e se va male viene fuori una gara a chi mette la roba più fica, che nello spirito di una festa e delle buone vibrazioni non è proprio il caso. Anche se può essere molto divertente quando qualcuno mette una traccia che non ti aspetteresti e devi trovare qualcosa che funzioni su due piedi. Ripeto, funziona tutto molto meglio se si va d’accordo e se non c’è alcuna negatività.

Hodge: L’ultimo set con Randomer è durato cinque ore ed è andato molto bene, perché lui cercava di andare sempre più veloce, verso la techno a 130, 135, mentre io tiravo indietro. Ogni volta che lui saliva di velocità, io mettevo qualcosa di leggermente più lento. Per cui era un tiro alla fune, aumentavamo la velocità, ma più lentamente di quanto avrebbe fatto lui. Forse con me lui è arrivato alla techno dura e pura in più tempo, e io ci sono arrivato prima del solito.

SU QUANDO NON FUNZIONA:

Immagine via Tessela su Facebook

Tessela: Serve un set più lungo. Quando suoni da solo ci metti anche venti minuti o mezz’ora a trovare il groove. Back to back ci vuole più tempo. Capita di passare la prima ora a cercare la base, a cercare il groove. Mi è capitato, in set di tre ore, di sentirmi a mio agio soltanto nell’ultima mezz’ora. Ho visto un manifesto l’altro giorno, di quelli che attaccano ai pali della luce vicino alle rotonde, che diceva 44 DJ, quattro sale, dieci ore. Fa undici DJ per sala, che andranno back to back perché altrimenti avrebbero meno di un’ora a testa. Farlo così non ha alcun senso. Un back to back non può durare meno di tre ore.

Matt: È importantissimo conoscersi e conoscere i dischi l’uno dell’altro. Questo è il problema principale di molti B2B improvvisati ai festival. Gli artisti non conoscono i dischi dell’altro e non ci hanno suonato abbastanza, per cui a volte viene fuori una cosa davvero brutta. Ritmi altalenanti, stonature, voci in contrasto. Ci vuole un po’ di tempo a capire come suona l’altra persona e a trovare il giusto flow.

Krystal Klear: Si vedono spesso le stesse persone suonare back to back—a volte riesci addirittura a indovinare la lineup di un festival in anticipo. Se fossi un promoter, vorrei vedere i back to back che non ho visto prima. Se si tratta di DJ Harvey back to back Andrew Weatherall allora è una figata, ma una cosa tipo Dixon back to back Âme succede un giorno sì e un giorno no. Sono un grande fan di Floating Points, Four Tet e Caribou, ma questi ragazzi suonano back to back in continuazione per cui non mi verrà voglia di sbattermi per andare a vederli. Naturalmente non lo usano come trucchetto, sono solo amici che si divertono a suonare assieme, ma vorrei vedere qualche coppia che dia una scossa alle cose.

SUL PERCHÉ SONO IMPORTANTI:

Immagine via Krystal Klear su Facebook.

Krystal Klear: Amo i back to back, amo suonare back to back con qualcuno. Mi piace la sfida e il rapporto che si crea. Quando sei in tour da solo, a suonare da solo, ti manca quel botta e risposta.

Tessela: Mi piace davvero molto, puoi suonare più a lungo ma comunque avere delle pause in cui fare mente locale e pensare ai dischi. E poi ho scoperto un sacco di musica suonando back to back con altra gente. Quando fai il DJ da solo per molto tempo rischi di rimanere intrappolato in certi schemi, quando sai che due dischi stanno molto bene assieme e continui a metterli di seguito ogni volta. Ma quando vai back to back con qualcuno, metti la prima traccia e l’altro mette qualcosa che non avresti mai immaginato.

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