Per molti autori arabi non c’è nulla di più svilente che ritrovarsi davanti le edizioni tradotte dei propri romanzi destinate al mercato europeo e americano. Sempre più frequentemente, infatti, le case editrici appioppano ai loro scritti l’inevitabile copertina con la donna velata e lo sguardo penetrante, o la donna velata con aria remissiva e sofferente, o pezzi di donne velate che non fatichiamo a immaginare sottomesse.
Il problema è che spesso in questi romanzi si parla d’altro, e la copertina racconta una storia che non esiste, una storia che, per usare le parole di Edward Said, dice più della coscienza dell’Occidente rappresentante che non dell’Oriente rappresentato.
Ecco qualche confronto tra copertine originali e copertine locali. Praticamente interscambiabili.
Dhakirat al-jasad (La memoria del corpo), Ahlam Mosteghanemi, Dar al-adab, Beirut, 1993.
Mémoires de la chair, Albin Michel, Parigi, 2002.
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Hikayat Zahra (La storia di Zahra), Hanan al-Shaykh, Dar al-adab, Beirut (prima ed. 1980).
Mio signore, mio carnefice, Piemme, Milano, 2011.
Nisa’ al-rih (Le donne del vento), Razam Naim al-Moghrabi, Dar al-thaqafa lil-nashr wal-tawzi’, 2010.
Le donne del vento arabo, Newton Compton, Roma, 2011.
Ismi salma (Mi chiamo Salma), Fadia Faqir, Dar al-saqi, Beirut, 2009.
Ma numesc Salma, Editura Leda, Bucarest, 2008.
Kazvam se Salma, Hermes Books, Plovdiv, 2009.
Laha maraya (Nei suoi specchi), Samar Yazbek, Dar al-adab, Beirut, 2010.
Lo specchio del mio segreto, Castelvecchi, Roma, 2011.
Wara’a al-firdaus (Oltre il paradiso), Mansoura Ez Eldin, Dar al-Ain, Cairo, 2009.
Oltre il paradiso, Piemme, Milano, 2011.
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