Ho provato l’ayahuasca, ma non mi ha fatto un bel niente

Nausea, visioni incredibili e illuminazioni capaci di cambiarmi la vita: quando un mese fa mi sono iscritta a uno di quei ritiri spirituali con l’ayahuasca nel tentativo di rimediare al mix di ansia, insonnia e mal di schiena che mi affligge, mi aspettavo più o meno questo. Invece, dal mio materassino in quel del Messico, bere due tazze di ayahuasca nel corso di due diverse sedute non mi ha lasciato assolutamente niente. Parlandone con gli altri partecipanti al ritiro, ho scoperto che la mia esperienza non era stata un’eccezione assoluta: dei 26 presenti, altri tre non avevano riscontrato “alcun effetto.”

Gli effetti più comuni dell’ayahuasca—allucinazioni, sensazioni amplificate, vomito e diarrea—sono variabili, mi ha spiegato James Giordano, docente di neurologia e biochimica al Georgetown University Medical Center. La Banisteriopsis caapi, la pianta da cui ha origine primaria l’ayahuasca, contiene diversi alcaloidi che intervengono bloccando le monoammino ossidasi (MAO). A fronte dell’azione di questi MAO-inibitori, il DMT (contenuto nell’altra pianta per il preparato dell’ayahuasca) non viene processato, immettendosi nel flusso sanguigno fino a raggiungere il cervello. Qui si lega ai recettori della serotonina, ed è lì che nascono gli effetti emotivi e psichedelici della bevanda.

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Se però è la prima volta che assumi ayahuasca, spiega Giordano, i MAO nel tratto gastrointestinale potrebbero non bloccarsi immediatamente, e parte del DMT potrebbe essere processato dall’apparato digerente anziché arrivare al cervello. Nel corso del tempo, anche i recettori della serotonina potrebbero diventare più sensibili al DMT. Questo, secondo Giordano, significa che i neofiti potrebbero esperire meno effetti—ma anche che, invece di rincarare le dosi in caso di una seconda assunzione, dovrebbero lasciare che l’organismo si adatti. Il rischio, altrimenti, è di sviluppare una sindrome serotoninergica.

Phillia Kim Downs lavora da sei anni con l’ayahuasca in qualità di sciamana e ha preso parte a 44 cerimonie. Anche secondo lei la prima esperienza offre meno probabilità di riscontrare effetti, motivo per cui consiglia di provare almeno due volte. “Ma mi è capitato di avvertire un senso di sonnolenza anche alla ventesima o trentesima volta con l’ayahuasca. È imprevedibile.”

Ci sono altri fattori che potrebbero aver interferito. Uno di questi è il consumo di determinate sostanze ricreative—inclusi l’alcol, la nicotina e la caffeina—o di medicinali nei giorni precedenti all’assunzione, spiega Giordano. Anche il cibo che ingeriamo può determinare leggeri cambiamenti, soprattutto nel caso di limone e cibi grassi. Motivo per cui spesso, prima delle cerimonie, gli sciamani impongono una dieta priva di zuccheri, caffeina e alcol.

Altre volte, sono le piante stesse. Quelle più giovani hanno meno DMT, puntualizza Giordano, e certi preparati hanno una bassa concentrazione di piante. E ovviamente, anche le differenze genetiche a livello della scomposizione delle varie sostanze nell’organismo possono influire. Va inoltre considerato lo stato mentale al momento dell’assunzione—non solo in termini di intensità dell’esperienza, ma anche di piacevolezza. Downs spiega che la meditazione può aiutare, ma non è detto che funzioni sempre nemmeno quella.

Tuttavia, sia Giordano che Downs sono scettici sulla possibilità di non riscontrare “alcun effetto.” Forse, suggeriscono, la persona in questione sperimenterà un effetto blando o ritardato. Per me, in effetti, potrebbe essere stato così. La mattina successiva mi sono svegliata e mi sono fatta un lungo pianto. Inizialmente pensavo fossi semplicemente triste per non aver sentito nulla, ma—come mi ha fatto notare un membro del gruppo—era una reazione eccessiva. Ho sfruttato quel momento di debolezza per ripensare a certi fatti della mia infanzia riportati a galla dalle lacrime. La mattina dopo la seconda cerimonia, invece, ho avvertito una calma che raramente avevo provato prima. Improvvisamente riuscivo a vedere più serenamente cose su cui mi ero accapigliata per tantissimo tempo. Da allora, quell’insolito senso di pace è tornato più volte.

Secondo Downs, alcuni effetti possono manifestarsi solo col tempo. “Anche se non provi tutte quelle cose divertenti di cui sentiamo parlare, sul lungo periodo ti darà quello che cerchi. Il grosso arriva dopo la cerimonia. Tre, sei, nove e 12 mesi dopo sono tutti buoni momenti per fare un punto di cosa è cambiato. A volte nel corso di una sessione ho delle anticipazioni di esperienze o sensazioni che vivrò solo uno o due anni più tardi.”