Un’investigazione pubblicata da Complex ha rivelato nuovi sviluppi sui problemi legali di 6ix9ine, al momento in carcere e in attesa di processo dopo essersi dichiarato colpevole di numerosi capi d’accusa. Come riportato, il rapper ha deciso di collaborare con le autorità nel processo che lo vede coinvolto e ora è stato chiamato ad ammettere che i suoi testi contengono minacce ad altre persone. Una è Anthony “Harv” Ellison, accusato di averlo rapito e derubato nel 2018. Una è Aljermiah “Luke” Mack, uno spacciatore. La terza è Trippie Redd, suo ex collaboratore.
Documenti governativi affermano infatti che “un collaboratore di giustizia”—presumibilmente 6ix9ine—testimonierà di aver offerto 50.000 dollari per l’omicidio di Ellison e che i testi di alcune sue canzoni vanno a dimostrare la sua condotta criminale.
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I pezzi incriminati sono tre. Uno è “GUMMO”, che conterrebbe una minaccia al tour manager di Trippie Redd (“KB, you a loser, ni**a, up that Uzi, ni**a”). Le autorità vorrebbero infatti inserire nel processo un’aggressione che 6ix9ine e i suoi fecero a Trippie a novembre 2017, così da dimostrare l’esistenza di precedenti violenti da parte loro.
Un altro è “KOODA”, il cui ritornello sarebbe una minaccia al rapper Casanova, con cui 6ix9ine e i suoi hanno avuto uno scontro finito in una sparatoria nel 2018. La parte del testo incriminata è il ritornello: “N****s runnin’ out they mouth but they never pop out / Mobbed out, opps out, we gon’ show what we about / All my n****s really gang bang”. L’obiettivo dell’accusa è dimostrare che mentre Casanova si limitava a minacciare 6ix9ine e la sua gang, questi avrebbero effettivamente realizzato le minacce contenute nei loro testi.
Infine c’è “BILLY”, il brano di apertura dell’unico album di 6ix9ine, che si apre con un monologo del suo manager Shotti, anch’egli coinvolto nel processo: “These n****s just runnin’ out they fuckin’ mouth, man / Follow protocol, Blood, get in they fuckin’ chest, n***a / We the fuckin’ M.O.B., n***a / These niggas bleed different / We don’t bleed, n***a / We make n****s bleed, Blood”. In questo caso, 6ix9ine testimonierà che queste minacce sono riferite a Mack e Casanova, rei di avere messo in dubbio le sue capacità di gangster.
Insomma, 6ix9ine andrà ad ammettere che le minacce contenute nei suoi testi erano vere minacce, coerentemente con la sua scelta di collaborare con le autorità. Se di solito le parole dei rapper vengono usate contro di loro, stavolta è invece un rapper a usarle contro altri imputati per diminuire la propria pena.
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